Una tomba straordinariamente ricca di un “guerriero dorato” è stata scoperta durante la costruzione di una superstrada in Romania. E gli studiosi pensano sia la tomba dispersa del leader degli Unni
Gli unni, un mare di sangue, di distruzione, di morte. Li guida un capo fanatico e feroce dal nome mormorato come quello del demonio, minaccioso come una spada: Attila.
Così veniva descritto Attila, detto anche il Flagello di Dio uno dei più sanguinari leader degli Unni (e non solo). Da sempre circondato da un’aura di mistero e leggenda il grande Attila ha attirato a sé studiosi e archeologi anche e soprattutto per le conquiste che ha realizzato in vita e del suo innumerevole tesoro. Dietro l’eccezionale ritrovamento avvenuto nel corso della costruzione di un’autostrada, in Romania, potrebbe esserci proprio Attila, il re degli Unni meglio noto come Attila il flagello di Dio. Colui che, insomma, contribuì alla caduta dell’impero romano nel V secolo.
Quanto scoperto infatti è la tomba di un guerriero dorato che, stando alle prime ipotesi degli studiosi che l’hanno esaminata, potrebbe appartenere all’uomo che guidò gli Unni.
Del resto il luogo di sepoltura di Attila non è mai stato individuato prima d’ora restando un vero e proprio mistero. Stando a quanto riportato dagli storici sarebbe stato seppellito in una fossa sotto l’antico letto di un fiume e affinché il luogo non venisse rivelato tutti gli schiavi, che lavorarono al luogo di sepoltura e dunque dei tesori seppelliti con il flagello di Dio, vennero uccisi. Lo sostiene il diplomatico romano “Prisco” che ebbe contatti con il leader degli Unni. Forse è ancora troppo presto per cantare vittoria, dato che l’etnia del guerriero Mizil deve ancora essere accertata. Sono però stati analizzati i corredi funerari e sono stati raccolti elementi utili a teorizzare che potrebbe essere appartenuto alla classe dirigente nel periodo unno. Questa popolazione di cavalieri nomadi è nota per aver, tra il IV ed il V secolo, occupato l’estremo oriente europeo probabilmente per evitare di ritrovarsi nel bel mezzo di una carestia. Portando Vandali e Goti a migrare a loro volta verso ovest.
Stando a quanto dichiarato dall’archeologo Silviu Ene del Vasile Pârvan Institute of Archaeology di Bucarest, la tomba potrebbe essere proprio quella di Attila. Il ritrovamento è avvenuto ad oltre 200 km dal Mar Nero, nei pressi della città di Mizil. I resti sono quelli di un guerriero e del suo cavallo, la sepoltura risale senza ombra di dubbio al V secolo, periodo nel quale la regione era sotto il controllo degli Unni, e al suo interno sono presenti almeno un centinaio di manufatti, da gioielli d’oro ad oggetti ricoperti d’oro, oltre a diverse armi come una spada di ferro e punte di freccia. E ancora ci sono lo scheletro di un cavallo ed una sella ricoperta d’oro.
Nei prossimi mesi si procederà con la ripulitura di ossa e manufatti e con il loro studio.
Ancora non è nota l’etnia del presunto Attila, ma la ricchezza del corredo funerario suggerisce che fosse un membro ricco dei cavalieri nomadi, originari dell’Asia centrale che occuparono l’estremo oriente dell’Europa, dando inizio al periodo delle invasioni barbariche che accelerano la fine dell’impero romano, già in crisi da decenni.
Curiosità su Attila
Attila era a capo di un vasto impero, che si estendeva dall’Europa centrale al Mar Caspio, e dal Danubio al Mar Baltico, unificando – per la prima e unica volta nella storia – la maggior parte dei popoli barbarici dell’Eurasia settentrionale: invase due volte i Balcani, cinse d’assedio Costantinopoli, marciò attraverso la Francia spingendosi fino ad Aurelianum (Orleans), scacciò da Ravenna l’imperatore Valentiniano III.
Soprannominato flagellum Dei perché si diceva che dove fosse passato non sarebbe più cresciuta l’erba.
Affamato di potere, il Re degli Unni volse il suo sguardo contro l’Impero Romano d’Oriente ed è proprio negli anni di conquista dell’Impero Romano d’Oriente che si guadagnò la sua terribile fama, eliminando con crudeltà i suoi nemici e permettendo alle sue truppe di saccheggiare città, incendiare case e stuprare le donne dei luoghi invasi. La paura che incuteva nei suoi nemici alimentò miti e leggende: si dice che ogni qual volta prendesse una città, subito chiedeva che gli venissero consegnati i traditori che erano passati al nemico e che questi, pur di non subire la tremenda punizione, si uccidevano senza esitazione. Alcune storie narrano addirittura che mangiò i suoi figli Erp e Eitil, anche se gli storici non hanno ancora trovato prove certe di questa atrocità.
Attila è stato certamente un grande guerriero, ma anche un abile politico, che è riuscito a tenere unite (ma solo fino a che è in vita lui) disparate tribù non abituate a essere soggette a un solo capo. Oltre alle sue doti militari, Attila ha mostrato nella sua vita un’abilita non comune, quella di farsi pagare tributi in oro solo con la minaccia di muovere guerra a chi non si fosse sottomesso alle sue pretese (un “pizzo” quasi agli esordi). Eppure, nonostante si sappia molto delle sue imprese, poco è arrivato a noi riguardante la sua vita personale, ma tutto è riconducibile al fatto che non esistono fonti unne che raccontino qualcosa del loro grande imperatore e della loro storia. Il flagello di Dio rimane dunque, nel racconto storico e nell’immaginario popolare, un personaggio terrificante, uno dei barbari che hanno contribuito alla dissoluzione dell’impero romano. Eppure, guardando a ciò che ha ottenuto durante il suo regno, la sua immagine potrebbe essere vista con occhi diversi:
in fondo il suo impero, nel periodo di massima espansione, non dura più di otto anni, e non comprende, se non in minima parte, territori romani.
Difatti quando Attila giunse alle porte di Roma avvenne un evento inaspettato. Un’ambasceria condotta dallo stesso Papa Leone I andò incontro all’orda asserragliata sulle rive del fiume Mincio, incurante di tutti i racconti macabri sulla fine che incontravano gli emissari che facevano infuriare il re unno. Nessuno tutt’ora sa con certezza cosa Papa Leone disse ad Attila, ma quest’ultimo rinunciò alla conquista. Quella rinuncia fu l’inizio della fine del regno di Attila, pochi mesi dopo infatti, già pentito della sua rinuncia, Attila prese in moglie (l’ennesima, gli Unni erano poligami) una giovane chiamata Ildico, proveniente da una delle tante popolazione assoggettate dall’orda, ma dopo una notte di vino e festeggiamenti per lo sposalizio, gli Unni trovarono il loro Re morto nel suo letto, affogato dal suo stesso sangue. Senza più il loro capo, il regno degli Unni si dissolse in breve tempo.
- Scoperta la tomba di Attila, il Re degli Unni? Gli entusiasmanti dettagli (scienzenotizie.it)