Il Pesce d’Aprile di Enrico Bombieri, ovvero come prendere per il naso un matematico.
Non trovando sufficienti e soddisfacenti informazioni su internet, riporto passi del
libro di Marcus Du Sautoy “L’Enigma dei numeri primi” rielaborando e unendo paragrafi dalle pagine 28-32 e 572-575.
Il 7 aprile 1997 una notizia eccezionale balenò sugli schermi dei computer dell’intera comunità matematica mondiale. Sul sito Web del Congresso internazionale che si sarebbe tenuto l’anno seguente a Berlino comparve l’annuncio che la conquista del Santo Graal della matematica era stata finalmente rivendicata.
Qualcuno aveva dimostrato l’ipotesi di Riemann.
Quella notizia era destinata ad avere effetti profondi. L’ipotesi di Riemann è un problema centrale per l’intera matematica. Mentre leggevano la loro posta elettronica, i matematici fremevano d’eccitazione alla prospettiva di comprendere uno dei più grandi misteri della matematica.
L’annuncio giungeva in una lettera del professor [url=http://it.wikipedia.org/wiki/Enrico_Bombieri]Enrico Bombieri[/url].
Non si sarebbe potuta chiedere una fonte migliore e più stimata. Bombieri è uno dei custodi dell’ipotesi di Riemann e risiede al prestigioso Institute For Advanced Study di Princeton, che già ospitò Einstein e Godel.
L’ipotesi di Riemann lo aveva ossessionato fin dalla precoce età di quindici anni, quando ne aveva letto per la prima volta, le proprietà dei numeri non smettevano di affascinarlo mentre sfogliava i libri di matematica che suo padre, un economista, aveva raccolto nella sua vasta biblioteca.
Scoprì a 15 anni che l’ipotesi di Riemann era considerata il problema più profondo e fondamentale della teoria dei numeri. E la sua passione per quel problema crebbe ancor di più quando suo padre si offri di comprargli una Ferrari se l’avesse risolto, un tentativo disperato di fargli smettere di guidare la sua Ferrari.
Bombieri si era guadagnato la sua medaglia Fields per aver ottenuto quello che a oggi è il risultato più significativo sullo scostamento fra il vero numero di numeri primi e la stima di Gauss: la dimostrazione di ciò che i matematici chiamano l’Ipotesi di Riemann«in media».
Nella quiete del suo ufficio, da cui si gode un panorama sui boschi che circondano l’Institute for Advanced Study Bombieri era intento a mettere ordine in tutte le intuizioni da lui stesso elaborate negli anni precedenti, in vista di un assalto finale alla soluzione definitiva del problema.
Poco tempo dopo la presentazione di Alain Connes, Bombieri ricevette un’e-mail da un amico, Doron Zeilberger dell’università di Temple.
Stando a quanto scriveva, sembrava proprio che Zeilberger avesse scoperto delle nuove, incredibili proprietà di pi greco. Bombieri, però, fu abbastanza accorto da far caso alla data: era il primo di aprile. Per mostrare di aver capito lo scherzo, rispose a tono.
Furbescamente, si ricollegò alla febbre che si stava diffondendo intorno ai contributi dati da Connes alla ricerca di strutture regolari nella distribuzione dei numeri primi:
«Ci sono sviluppi fantastici alla conferenza che Alain Connes ha tenuto all’Institute For Advanced Study mercoledi scorso»
esordiva Bombieri.
Molti anni prima, la notizia che Connes aveva rivolto la propria attenzione all’ipotesi di Riemann, con l’intento di provare a sbrogliarla, aveva infiammato il mondo matematico.
Nella sua e-mail Bombieri proseguiva spiegando come un giovane fisico che assisteva alla conferenza (di Connes) avesse visto «in un lampo» un modo di utilizzare il suo bizzarro mondo di «sistemi supersimmetrici fermionico-bosonici» per attaccare l’ipotesi di Riemann.
Non erano molti i matematici a conoscere il significato di quel cocktail di termini tecnici da poco in voga fra i fisici delle particelle, ma Bombieri spiegava che esso descriveva «la fisica corrispondente a un insieme statistico molto vicino allo zero assoluto di una miscela di anioni e moroni con spin opposti».
La faccenda suonava ancora alquanto oscura, ma in fondo si trattava della soluzione al problema più difficile della storia della matematica, per cui nessuno si aspettava che fosse una cosa semplice.
Stando a Bombieri, dopo sei giorni di lavoro ininterrotto e grazie all’aiuto di un nuovo linguaggio di programmazione chiamato MISPAR, il giovane fisico aveva finalmente scardinato il problema più arduo della matematica. Bombieri concludeva la sua e-mail con le parole:
«Wow! Per favore date la massima diffusione a questa notizia»
Molte persone cominciavano a subodorare qualcosa di sospetto nell’e-mail di Bombieri. È vero che alle particelle elementari sono stati assegnati alcuni nomi folli: gluoni, iperoni csi, mesoni incantati, quark, quest’ultimo per gentile concessione di James Joyce.
Ma «moroni»? Certamente Bombieri ha una reputazione ineguagliabile come conoscitore di ogni più piccolo particolare dell’ipotesi di Riemann, ma chi lo conosce personalmente sa anche che possiede un perfido senso dell’umorismo.
Zeilberger stette al gioco e una settimana dopo l’annuncio era stato comunicato ai matematici di tutto il mondo attraverso il bollettino elettronico del successivo Congresso internazionale. Ci volle del tempo per smorzare l’eccitazione prodotta dallo scherzo di Bombieri.
Anche l’ultimo teorema di Fermat era inciampato in un pesce d’aprile spuntato fuori subito dopo la scoperta di una lacuna nella dimostrazione che Andrew Wiles aveva proposto a Cambridge. Con l’e-mail di Bombieri, la comunità matematica si era lasciata turlupinare un’altra volta.
Ansiosi di rivivere il fermento sollevato dalla dimostrazione del teorema di Fermat, i matematici si erano precipitati sull’esca lanciata loro da Bombieri. E il piacere di inoltrare quell’email fece sì che, mentre si diffondeva rapidamente, la data del 1 aprile scomparisse dalla fonte originale.
Se a questo si aggiunge il fatto che l’e-mail fu letta in nazioni in cui il concetto di pesce d’aprile non esisteva, si capisce perché la burla ebbe molto più successo di quanto il suo autore avrebbe potuto immaginare.
Alla fine Bombieri dovette confessare che la sua e-mail era uno scherzo.
Dal bellissimo libro di Marcus Du Sautoy L’Enigma dei Numeri Primi (2005, RCS) che posseggo e che ogni tanto fa sempre piacere rileggere.