I trasporti e l’energia hanno un impatto ambientale molto importante, ma c’è un settore che ha un impatto uguale se non addirittura superiore in alcuni casi che è quello dell’elaborazione e conservazione dei dati digitali. Esiste una categoria particolare che è quella dei dark data che vengono salvati nei cloud e non vengono più utilizzati.
La conservazione dei dati nella memoria digitale ha un costo a livello ambientale che non è assolutamente trascurabile. In modo particolare solo le grandi aziende a dover ripensare all’organizzazione dei propri dati digitali ed eliminare file inutili.
L’impronta ecologica dei cloud è dovuta a tre fattori principali: l’energia elettrica per far funzionare i server, l’acqua usata per raffreddarli e la vita dei server stessi (minore è la loro durata maggiore è l’impatto che i componenti degli stessi hanno sull’ambiente poiché inquinanti).
L’inquinamento del digitale merita attenzione quanto quello legato a energia e trasporti. Nel 2020 la digitalizzazione ha generato il 4% delle emissioni globali di gas serra mentre i data center sono responsabili del 2,5% delle emissioni di anidride carbonica a livello globale. Considerando che il mondo del digitale è in crescita anche i consumi ad esso legati aumenteranno di conseguenza.
La decarbonizzazione del digitale dovrebbe, quindi, diventare un aspetto fondamentale per raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni.