Quando il nostro organismo riposa, il cervello ha il tempo necessario per rafforzare l’apprendimento e depositare i ricordi acquisiti durante la giornata. Questo è valido anche per l’intelligenza artificiale secondo uno studio pubblicato su PLoS Computational Biology. L’equivalente artificiale del sonno evita che le intelligenze artificiali perdano le conoscenze appena apprese.
Molte di queste intelligenze artificiali possono diventare iperspecializzate in un singolo compito, ripetendo più volte la stessa procedura di addestramento sui dati disponibili, ma queste possono padroneggiare solo un set specifico di informazioni per volta. Questo significa che non possono aggiungere altra conoscenza senza perdere ciò che hanno appreso prima, cosa che rappresenta un problema per l’imitazione del processo di apprendimento continuo umano, in cui i ricordi si stratificano e basta osservare qualcosa una sola volta per averne un ricordo anche impreciso nella mente.
Pavel Sanda e i colleghi dell’Istituto di Informatica dell’Accademia ceca delle Scienze della Repubblica Ceca hanno istruito un particolare tipo di rete neurale artificiale ad apprendere due compiti diversi senza cancellare il primo compito appreso. Questo è stato possibile inserendo nel training anche dei periodi di sonno simulato, stimolando i neuroni artificiali in modo caotico, come avviene nel cervello mentre si dorme.
Gli scienziati si sono, però, assicurati che nel suo disordine, l’attività ripercorresse la sequenza di attivazione neurale della sezione di apprendimento, causando quella specie di replay che, nel sonno, permette di consolidare la memoria nel nostro cervello. Questo processo ha aiutato l’IA a consolidare le connessioni imparate nel primo compito e ad accumularne di nuove, ma solo quando inserito tra le rapide sessioni di apprendimento. Se la fase di riposo viene inserita alla fine, ovvero dopo le due fasi di apprendimento, quanto appreso nel primo compito è andato perduto.