Intelligenti, si sa, ma anche con gusti raffinati i ratti. Lo hanno capito dei ricercatori di Tokyo che Mozart ha un certo effetto sui roditori, in particolare la Sonata in re maggiore per due pianoforti Kv 448.
Sebbene alcuni animali possano essere addestrati a rispondere al dei suoni, o addirittura a generare un rumore apparentemente ritmico come un richiamo di allarme, ciò non equivale a possedere una capacità genetica innata di riconoscere il ritmo di una canzone. Questa capacità è nota come sincronicità del ritmo.
Come cavie dello studio che ha portato a questa scoperta, hanno partecipato anche gli esseri umani, ai quali sono state messe delle cuffie con degli accelerometri applicati sopra mentre ai ratti sono stati sistemati dei piccoli accelerometri direttamente sulla testa. Gli accelerometri (sensori usati per misurare l’accelerazione effettuando il calcolo della forza rilevata rispetto alla massa dell’oggetto) sono serviti per testare la capacità delle cavie di fare head bopping, traducibile come “far ondeggiare la testa”. Sia gli esseri umani che i ratti hanno poi ascoltato 60 secondi di Mozart a quattro velocità diverse: 75 percento, 100 percento, 200 percento e 400 percento della velocità originale.
La percezione del ritmo e la sincronizzazione entro i 120-140 battiti al minuto (BPM) sono comuni nell’uomo e sono spesso utilizzate nella composizione musicale. Non sono chiari i motivi per cui la sincronizzazione del battito non è comune in alcune specie e il meccanismo che determina il tempo ottimale.
Non solo Mozart, piace anche Lady Gaga
La Sonata per due pianoforti in re maggiore di Mozart viene normalmente ascoltata a 132 battiti al minuto, intervallo di tempo nel quale i ratti dimostrano di avere il ritmo nel sangue, eseguendo i loro head bop perfettamente a tempo. Il team ha anche scoperto che sia le persone coinvolte nell’esperimento, sia i ratti, ondeggiavano la testa con un ritmo simile e che il livello di “ondeggiamento” diminuiva con l’aumento della velocità della sonata.
Una seconda fase dello studio è servita per analizzare le reazioni dei ratti durante l’ascolto di canzoni di artisti pop, come i Queen e Lady Gaga (rispettivamente “Another one bites the dust” e “Born this way”). I ricercatori hanno esaminato i movimenti fisici e le attività neurali dei ratti per determinare la loro sensibilità al ritmo/beat. Un’attenta analisi dei movimenti della testa e delle registrazioni neurali ha rivelato, nuovamente, che i ratti mostrano un’importante sincronizzazione e attività nella corteccia uditiva entro 120-140 BPM (battiti al minuto).
“I ratti dimostrano una sincronizzazione innata – cioè senza alcun addestramento o precedente esposizione alla musica – con i ritmi da i 120-140 bpm, a cui anche gli esseri umani mostrano una chiara sincronizzazione con il ritmo”, ha spiegato in un comunicato il professore associato Hirokazu Takahashi della Graduate School of Information Science and Technology.
Dopo aver condotto la ricerca su umani e dieci ratti, il team ha dichiarato che, visti i sorprendenti risultati, ha in programma di sviluppare ulteriormente questo studio e di esaminare come potrà essere confrontato con quelli portati avanti su altre specie animali. Tutto questo servirà per saperne di più sulle origini della musica e della danza. Il video del pop party lo potete trovare qui