Il Litio è un elemento importante nella produzione di batterie per auto elettriche ed è soprannominato ‘il petrolio del XXI secolo’, eppure la sua estrazione richiede quantità notevoli di acqua ed energia. Questo elemento non esiste allo stato libero poiché infiammabile se non addirittura esplosivo se esposto ad aria e acqua.
Attualmente, questa risorsa viene estratta dalle rocce o ricavata dall’evaporazione di salamoia. Estrarlo dalle rocce richiede per prima cosa che queste vengano frantumate, per poi aggiungere acqua e formare una pasta. Una volta posta quest’ultima in una vasca, viene insufflata aria per separare il litio dalla roccia.
La polvere ottenuta dopo la filtrazione viene ulteriormente raffinata raggiungendo temperature di 1000°C, per poi essere trattata con acqua e altre sostanze chimiche. Questo processo richiede da uno a due mesi ed è molto costoso a causa dell’elevata richiesta di energia, oltre a essere poco rispettoso dell’ambiente a causa dell’elevato uso di acqua e altre sostanze chimiche.
In altre nazioni come Argentina, Cile e Bolivia questo si trova nella salamoia, una miscela di acqua e sali. L’estrazione richiede che la salamoia venga pompata dalle profondità e inserita in dei bacini giganti per far evaporare l’acqua. A seconda delle condizioni meteorologiche i sali rimasti finiranno sul fondo delle piscine dopo anche 16 mesi. La soluzione acquosa viene poi trasferita in altri impianti dove viene ulteriormente trattato.
Si stanno attualmente sviluppando delle tecniche che potrebbero permettere una più rapida estrazione del litio e ridurne l’impatto sull’ambiente. Per esempio, uno di questi metodi prevede l’estrazione dalla salamoia come farebbe un magnete.