Finalmente abbiamo avuto modo di poterci, seppur per qualche ora, immergere nella regione di Paldea e provare per voi i nuovi titoli Pokémon di nona generazione in uscita a fine Novembre, Pokémon Scarlatto e Pokémon Violetto.
Ogni volta che esce un nuovo gioco Pokémon per chi vi scrive e per tutti gli appassionati di questo brand è una grande emozione, ma la curiosità raggiunge i livelli di guardia ad ogni nuova generazione di Pocket Monsters e, a maggior ragione in questa occasione, dove la curiosità che avvolge Paldea è sempre più tangibile. Andiamo adesso però a vedere che cosa abbiamo avuto modo di assaggiare in questa prima portata e quale sensazione (e quale retrogusto) ci ha lasciato in fondo al palato.
Esperienza di Gioco
L’esperienza mistica è cominciata ben prima della nostra sessione di gioco, quando recandoci a Londra abbiamo avuto modo di visitare gli uffici di The Pokémon Company International, respirando un’atmosfera speciale ed accrescendo ancora di più la voglia di mettere le mani sui nuovi giochi.
La nostra sessione di prova è avvenuta su una build di sviluppo, ancora quindi lontana da quella definitiva, e nello specifico ci siamo trovati subito immersi in un’area della regione meridionale di Paldea, provando quindi un segmento di gioco che non è quello iniziale dei titoli, senza avere quindi nessun contatto con Olim o Turum.
Abbiamo avuto modo quindi di esplorare già quella che fin dal primo momento si è dimostrata una regione molto più vasta ed esplorabile delle precedenti, motivo per il quale è apparsa subito esigenza imprescindibile quella di servirsi delle varie mount, in sella, o meglio al manubrio di Koraidon, messe appositamente per noi a disposizione per l’occasione.
La prima impressione a caldo, una volta imparati i vari comandi del menù di Pokémon Scarlatto e Violetto al fine di destreggiarsi al meglio, è stata proprio questa: l’esplorazione al centro dell’esperienza di gioco, con una minimappa a mezzo schermo, nello specifico nella parte inferiore della schermata, a guidarci per la prima volta dai tempi del 3DS in un gioco main line di Pokémon e a segnalarci la presenza di Pokémon selvatici nelle vicinanze.
La deduzione che subito mi ricordo di aver fatto sul momento è che l’open world sia davvero un abito perfetto per il futuro del brand Pokémon, potendo quindi tornare al messaggio ancestrale dei primissimi giochi, dove la scoperta è protagonista. Ho voluto subito testare quindi la nuova funzione delle lotte autonome, che permette di mandare in avanscoperta lungo il percorso i propri Pokémon, proprio al fine di avere un aiuto nell’esplorazione del percorso, sconfiggere selvatici ed ottenere oggetti. Una funzionalità che ben si sposa con la possibilità di poter craftare le MT grazie all’utilizzo della Macchina MT in ogni centro Pokémon, utilizzando proprio materiali/oggetti spesso lasciati dai selvatici alla loro sconfitta e necessari per poter dare forma alle MT desiderate a seconda della loro “ricetta”.
Sono proprio i centri Pokémon ad incuriosirmi, che come avevamo già potuto intravedere dai trailer, si presentano più come stazioni di servizio, senza la loro tradizionale porta di ingresso ad accoglierci. Le loro funzionalità rimangono però immutate, con la possibilità di curare i propri Pokémon, utilizzare appunto la Macchina MT e usufruire delle varie e tradizionali funzioni di accesso al multigiocatore, dagli scambi, alle lotte in link, presenti comunque cosi come in Spada e Scudo anche nel Menù principale del giocatore.
Tornando all’esplorazione dei percorsi, l’esperienza di gioco ha molte analogie con quanto abbiamo potuto vivere con Pokémon Leggende Arceus, del quale a questo punto mi sento di dire si sia preso molto dei suoi elementi convincenti, eccezion fatta per la modalità di cattura dei Pokémon che rimane tradizionalmente vincolata ad una lotta, indebolimento e cattura, che personalmente, non disdegno affatto.
Voi sapete quanto io sia di parte riguardo questo argomento, ma sono proprio le lotte a piacermi in maniera genuina, con una cura dei modelli superiore, come già si era evinto dai trailer, ed un menù di lotta molto minimale ma essenziale, contraddistinto dalla presenza anche nei suoi elementi più tecnici da piccole ma vere e proprie artwork dei Pokémon (e non più sprite pixelate) ad indicare ad esempio l’attivazione di una abilità e la possibilità di poter muovere l’angolo della camera durante le lotte. Della Teracristallizzazione parleremo più avanti, nel focus competitivo, non temete.
Ad un certo punto dell’esplorazione ho avuto quasi un déjà vu, scatenato dal mix di esplorazione ed amore per il design e talvolta la genialità dei nuovi Pokémon, che mi ha riportato in mente le sensazioni avute, ormai qualche anno fa con Pokémon Bianco & Nero. Per quel che ho avuto modo di vedere, da Armarouge a Farigiraf, passando pure per Bellibolt (tutti presenti sin dall’inizio della sessione in squadra) e per altri scoperti nei percorsi, i nuovi Pokèmon mi hanno convinto, motivo per il quale sarò molto curioso di scoprire le linee evolutive degli starter che, ricordo, non abbiamo avuto modo di testare.
Non potevo però certamente esimermi anche dal mettermi alla prova competitivamente e quindi ho deciso di intraprendere il cammino dei campioni ed affrontare il Capoplestra di tipo erba Brassius ed il suo Sudowoodo, già intravisti nei trailer delle ultime settimane.
Raggiunta con grande facilità la città di Los Tazones, grazie alla possibilità di poter indicare sulla mappa i propri punti di interesse, abbiamo sostenuto l’esame della palestra, prova imprescindibile al fine di affrontare il titolare di essa, un velato ritorno alle prove di Alola, che però a questo giro, culminano con la conquista della medaglia.
Purtroppo non posso esprimere giudizi che possano avere un fondamento sulla difficoltà o sull’eventuale progressione dei livelli delle palestre basandomi sulla sfida con Brassius, proprio per l’habitat artificiale in cui abbiamo testato il gioco, che per definizione ed esigenza di sessione non poteva che porci probabilmente già overlivellati al cospetto del Capopalestra.
Il mio girovagare pindarico per la regione di Paldea è proseguito con il viale della polvere di stelle, affrontando i teppisti del Team Star e nello specifico addentrandomi in una delle loro basi nella regione.
Ho avuto modo di testare la modalità già presentata nei trailer: si tratta della possibilità di infiltrarsi nella base per poi guadagnarsi la sfida con il boss della banda (previa sconfitta di ben 30 Pokémon del team rivale), il tutto in un determinato lasso di tempo e ovviamente sparsi per tutto l’insediamento avversario.
La sfida, a tratti gustosamente caotica, la si affronta ancora una volta con l’ausilio della Lotta Autonoma dei Pokèmon della propria squadra, potendone scatenare con licenza di combattimento ben 3 alla volta e riusendo quindi a lottare letteralmente contro il tempo.
Il mio Wiglett, in quanto tipo Acqua, è stato molto prezioso nello sgominare i vari Pokémon fuoco del Team Star e mi sono trovato quindi ben presto al cospetto di Pruna, capo della divisione fuoco appunto del Team Star e la sua Starmobile.
La sorpresa è stata quella che, una volta sconfitto il suo iconico Torkoal (non senza fatica) di dover anche lottare proprio contro la sua Starmobile, che sempre attingendo ai ricordi di questo ormai attempato allenatore, mi ha riportato alla mente un vecchio ma meraviglioso titolo per GameCube, Pokémon XD: Tempesta Oscura, dove un’esperienza simile non era certo una sorpresa.
Successivamente al viale delle stelle e con – purtroppo ormai – una sessione di prova che volgeva al termine, ci siamo cimentati insieme con gli altri curiosi colleghi in un Raid Teracristal, cercando dapprima di sconfiggere e poi di catturare un Ursaring di Teratipo Roccia. Con molto piacere, ho notato che nonostante fossimo ben attrezzati e in vantaggio dal punto di vista tipologico avendo la possibilità di utilizzare Breelom, che la sfida è stata molto difficile e per niente banale. Analogamente al Raid Dynamax di recente estrazione Galariana, anche per quanto riguarda il Raid Teracristal, una volta sconfitto il Pokèmon, c’è la possibilità di poterlo catturare lanciando una ball ed anche in questo caso (ovviamente) senza un catch rate garantito.
Focus Competitivo
Mettendo insieme tutti gli elementi di questa sessione di preview e filtrandoli con l’occhio competitivo del caso, ho trovato una coppia di titoli con molte funzionalità interessanti e che lasciano ben sperare per quanto riguarda il competitivo. Scopriamole insieme.
Al di là del layout grafico durante la lotta, che certo lascia concretamente il tempo che trova in termini di sostanza, ma che comunque è un elemento di miglioramento rispetto a Spada e Scudo, e del già citato modello più accurato dei Pokémon durante la lotta, le sensazioni più promettenti sono arrivate dai menù dei Pokémon: con funzionalità rapide e moderne, senza l’esigenza di doversi ad esempio recare al centro Pokémon per poter far ricordare una mossa ad un Pokèmon, questo permette di poterlo fare direttamente ovunque ci si trovi, elemento che avevamo sperato, dopo Pokémon Leggende Arceus, potesse essere introdotto anche nei titoli di nona generazione e cosi è stato.
Arriviamo alla Teracristallizzazione. Sebbene sia difficile carpirne i rapporti di forza avendola provata esclusivamente, ma a più riprese, contro la CPU, l’impressione che mi ha fatto è che ci sia una regressione in termine di ingombranza rispetto alla Dynamax, risultata si incisiva ma al contempo non letale nell’avere la meglio sugli avversari, con un bilanciamento di Terascoppio equilibrato e congruo, che mi rincuora sulla sua incisività futura sul competitivo.
Inoltre, da Klawf a Farigiraf, fino a Bellibolt, tutte le nuove abilità sembrano avere un particolare e specifico effetto competitivo, introducendo nuovi e raffinati elementi strategici che uniti ai particolari oggetti di uso competitivo che abbiamo visto durante i mondiali di Londra, personalmente lasciano pensare che ci sia stata cura ed attenzione verso l’ambito torneistico.
Conclusioni
Dovendo fare un bilancio finale di quella che è stata l’esperienza di preview, non possiamo certo prima fare qualche premessa al fine di poterci esprimere per una conclusione sommaria sincera.
La natura della build che abbiamo provato, ancora lontana da quella definitiva, mi rende ad ora difficoltoso dare un giudizio su alcuni elementi grafici del titolo.
Ho accolto con molta soddisfazione i numerosi elementi del gioco che si sono evoluti, dal passaggio all’open world – come detto personalmente perfetto per la natura del brand – alla semplificazione di molte feature della quotidianità, da ora in avanti, raccolte nel menù principale.
Come esplicitato via via nella nostra disamina, mi ha anche fatto piacere vedere elementi e peculiarità di vecchi titoli, in particolare Leggende Pokémon Arceus, assimilate e metabolizzate dalla regione di Paldea.
Rassicuranti i rapporti di forza della nuova meccanica, tutta ancora da capire ed esplorare sul campo, mentre mi posso ritenere particolarmente già innamorato dal concept di molti nuovi Pokémon di questa nona generazione.
Ormai non manca molto al nostro approdo a Paldea, dopodichè avremo modo tutti insieme di goderci il gioco e di approfondire tutte le tematiche che spero, grazie a queste righe, abbiate avuto modo anche voi di rivivere insieme a me.