Prendersi cura di un cane e di un bambino per la famiglia è molto impegnativo e anche costoso. Soddisfacente è però veder crescere il proprio figlio con un cane accanto dal punto di vista affettivo e pedagogico. Il gioco è l’interfaccia principale per la prima fase di sviluppo usata dai cani come approccio con il mondo. Le interazioni di gioco permettono all’animale, un po’ come succede ai bambini, un senso di evasione, ma anche un punto di riferimento a livello sociale.

Si parla di ricompensa con cibo e giochi per il cane e si entra in una fase chiamata gentilismo che lavora solo sul rinforzo positivo. Quest’ultimo significa che si può cadere in alcune piccole forme di potere. Qualcosa che deve essere gestito in modo corretto. Infatti, ci può essere il caso che il bambino prometta il cibo o la pallina inducendo per forza il cane a interagire.

Il bambino potrebbe attuare egocentrismo e l’animale avere comportamenti competitivo-possessivi. La prima cosa che il bambino deve capire è quello di rispettare tempi e spazi del cane. L’animale non è un oggetto sempre disponibile nelle sue mani. Il cane, da parte sua, non giudica e non considera il bambino come qualcuno da venerare. Allora riesce a dare dei segnali al piccolo per fargli capire di non essere invadente. Il bambino, dall’altra però si sentirà importante e capace perché dovrà prendersi cura dell’animale. Un vero riferimento per il cane in relazione alla preparazione della pappa, per la sistemazione della cuccia, eccetera.

Così il piccolo attiva dei processi di autonomia nella cura di se stesso. Si consiglia ai genitori di non bruciare le tappe e di non dare responsabilità troppo precoci al bambino. Non esponiamolo agli eventuali imprevisti che possono esserci, anche quando l’animale è completamente affidabile.