Le energie rinnovabili sono oggi al centro dell’attenzione per far fronte alla crisi energetica e ridurre le emissioni di carbonio. Alcune delle fonti energetiche rinnovabili, come il solare e l’eolico, presentano uno svantaggio non da poco, ovvero la necessità di occupare ampi spazi.

Le pale eoliche possono essere installate anche in mare aperto dove c’è parecchio vento, ma con il rischio di danneggiare ecosistemi fragili. Inoltre in quelle zone non è possibile pescare, navigare o autorizzare attività balneare. Un gruppo di ricercatori della Wageningen University (Paesi Bassi) ha pensato di destinare le aree in cui sorgono i parchi eolici offshore per la coltivazione di alghe.

Le alghe potrebbero essere utili nel produrre mangimi per animali, fertilizzanti naturali, sostituti della carne o integratori nell’alimentazione umana. Queste però possono avere un impatto importante nell’ambiente in cui crescono, così sono state condotte delle osservazioni in piccoli parchi eolici nel Mare del Nord dove queste vengono già coltivate.

Nella fase di crescita, queste sottraggono azoto e fosfato alle altre creature marine, dando origine a una sorta di concorrenza con gli altri abitanti del mare. I ricercatori hanno così creato un modello per determinare l’impatto che le alghe hanno sul fitoplancton, da cui deriva il benessere dell’ecosistema. Queste osservazioni, però, sono influenzate da inquinamento, attività umane e altri parametri, perciò c’è la necessità di eseguire altri studi per valutarne l’impatto.