Un tribunale russo ha inflitto una sanzione da 3 milioni di rubli a TikTok. Il social è stato accusato di aver violato le norme contro la «propaganda LGBTQ» introdotte da una controversa (e criticata) legge approvata nel 2013.
Il social di ByteDance è stato accusato di aver promosso e divulgato «orientamenti sessuali non tradizionali, video LGBT, femministi o con una rappresentazione distorta dei valori tradizionali sull’affettività». La sanzione ammonta a grossomodo 50.000€.
La legge contro la “propaganda LGTB” e le discriminazioni contro gli omosessuali
La legge contro la propaganda LGTBQ è stata approvata nel 2013, provocando la forte reazione dell’opinione pubblica e delle istituzioni occidentali. La legge è stata giustificata dal legislatore russo con l’interesse di «proteggere i minori dalle informazioni che promuovono la negazione dei valori tradizionali della famiglia». Di fatto si tratta di una legge che censura ogni rivendicazione pubblica della comunità LGBT, emarginando e mettendo a rischio le minoranze. Nel 2017 la Commissione di Venezia della Corte d’Europa – un organo sovranazionale di cui fa parte la Russia e distinto dall’UE – ha stabilito che la legge sulla propaganda LGBT viola il diritto alla libertà d’espressione ed è discriminatoria. Ancora prima, nel 2014, la Commissione dell’ONU per i Diritti dell’infanzia aveva chiesto che la legge venisse abrogata, sostenendo che fosse discriminatoria nei confronti della comunità LGBT e sottolineando il rischio di stigmatizzazione nei confronti degli adolescenti omosessuali.
Ad agosto del 2022 le autorità russe avevano chiesto a TikTok di rimuovere alcuni contenuti giudicati in contrasto con la legge nazionale. La piattaforma si era rifiutata di intervenire.
La crociata della Russia contro le aziende tech occidentali
Contestualmente un altro tribunale russo ha multato Twitch per 4 milioni di rubli (circa 68.000€), questa volta per aver ospitato un’intervista ad un consulente ucraino. L’intervista – accusano le autorità russe – violerebbe le leggi che impediscono la diffusione di “notizie false sull’operazione speciale in Ucraina“.
È l’ennesima crociata della Russia contro le piattaforme tech. Dall’inizio del conflitto in Ucraina, le autorità hanno oscurato pressoché ogni social occidentale. A luglio la Russia ha inflitto una sanzione di 365 milioni di euro a Google, reo di non aver rimosso alcuni video sul conflitto in Ucraina, sempre accusati di aver messo in discussione la narrazione ufficiale del Cremlino. Le sanzioni della Russia hanno avuto gravi conseguenze: la filiale russa di Google è stata costretta a dichiarare il fallimento, mentre, per la prima volta, il lancio degli iPhone 14 in Russia non è stato supportato direttamente da Apple, ma da alcune aziende terze.