Il nostro cervello cambia secondo le stagioni, anche in malattie come l’Alzheimer. Le stagioni hanno mutamenti nell’aria ma anche nei processi cognitivi. La cognizione degli anziani migliora in estate e autunno, mentre è peggio durante l’inverno e la primavera nella parte settentrionale del globo. Questi sono dati che potrebbero modificare il modo di trattamento dell’Alzheimer.

La ricerca ha raccolto informazioni su 3.353 partecipanti. Un modo per avere dati sulla corteccia prefrontale dorsolaterale, una parte del cervello che regola memoria e cognizione. Anche avendo preso in considerazione altri fattori, gli studiosi hanno dimostrato il legame stretto tra stagione e cognizione. Un picco si rileva vicino all’equinozio d’autunno. In inverno e in primavera c’è una probabilità quasi del 30% più alta di soddisfare il declino cognitivo lieve e di demenza.

In pratica, i risultati ottenuti sottolineano un nuovo modo di testare l’Alzheimer e di come trattarlo. Non è chiaro il motivo per cui le stagioni abbiano un ruolo nella funzione cognitiva. Fattori come luce e temperatura, cambi ormonali o maggior apporto di vitamina D possono influenzare la cognizione.

In sintesi, se le stagioni influenzano così la cognizione, tramite questo strumento, si possono sempre aiutare i malati di Alzheimer. Gli studiosi hanno notato che i partecipanti dello studio provenivano tutti dall’emisfero settentrionale. Qui le stagioni hanno un funzionamento opposto. Ecco che il legame tra malattie neurodegenerative e stagioni potrebbe trovare nuove soluzioni di cura e allungare la vita ai pazienti con l’Alzheimer.