Nelle diete, solitamente, si elimina lo zucchero scegliendo poi l’uso dei dolcificanti. Un modo per mantenere la linea o incentivare la perdita di peso. Ecco che le sostanze che addolciscono un caffè, alla fine poi hanno effetti sul nostro corpo. Si pensa che i dolcificanti usati nelle diete siano innocui, ma un recente studio fatto sui topi attesta che influiscano sul microbiota intestinale e sulla glicemia.
I trilioni di microbi che abitano il nostro intestino sono alterati dai dolcificanti che usiamo. In effetti, cambiano i livelli di zucchero nel sangue di una persona. Gli effetti dei dolcificanti cambiano però da persona a persona. Era già stato attestato che sui topi alcuni dolcificanti non nutritivi potevano cambiare il metabolismo dello zucchero, invece di prevenirlo.
Di recente un nuovo studio ha esaminato quasi 1.400 potenziali partecipanti. Di questi ne sono stati selezionati 120 che non assumevano cibi o bevande zuccherate artificialmente. I partecipanti sono stati suddivisi in sei gruppi. Poi a quattro dei gruppi sono state date bustine di dolcificanti comuni non nutritivi. Questi avevano quantità inferiori rispetto all’assunzione quotidiana. I prodotti che sono stati scelti sono stati quelli più comuni come saccarina, sucralosio, aspartame o stevia.
Il risultato è stata la scoperta che due settimane di consumo di tutti e quattro i dolcificanti hanno alterato il microbiota intestinale. Ogni tipo di dolcificante lo ha alterato e modificato a modo suo. Inoltre, saccarina e sucralosio hanno alterato in modo importante il giusto metabolismo del glucosio. Ciò può portare a una malattia metabolica. Nei due gruppi restanti non sono state riportate variazioni.
Questi risultati rafforzano la visione del microbioma come un hub che integra i segnali provenienti dai sistemi del corpo umano e da fattori esterni come il cibo che mangiamo, i farmaci che assumiamo, il nostro stile di vita e l’ambiente fisico. Il nostro studio ha dimostrato che i dolcificanti non nutritivi possono compromettere le risposte al glucosio alterando il nostro microbioma, e lo fanno in modo altamente personalizzato, cioè colpendo ogni persona in un modo unico. In effetti, questa variabilità era prevedibile, a causa della composizione unica del microbioma di ogni persona.
Eran Elinav, professore del Dipartimento di Immunologia dei Sistemi del Weizmann