Durante l’attesa visita della speaker del Congresso americano Nancy Pelosi a Taiwan, i servizi informatici dell’isola sono stati mandati KO da un brutale attacco. Si sospetta che sia opera degli hacker cinesi.
È l’ennesima prova di forza – per fortuna solamente simbolica – della Cina in segno di protesta contro la visita della politica statunitense. Mentre l’aero su cui viaggiava Pelosi si apprestava ad atterrare a Taiwan, la Cina aveva condotto una serie di spericolate ‘esercitazioni militari’, sparando a salve diversi colpi di anti-aeria e facendo decollare i suoi caccia bombardieri.
Nelle stesse ore alcuni siti delle istituzioni di Taiwan sono stati mandati offline da un attacco DDoS, verosimilmente condotto da alcuni hacktivisti cinesi – cioè hacker che agiscono per motivi politici, non formalmente legati al governo cinese.
In particolare, ad essere colpito è stato il sito della presidenza di Taiwan. Il traffico – spiega un portavoce del governo – proveniva dall’esterno dei confini nazionali. Il sito della Presidenza di Taiwan è stato bombardato con una mole di traffico 200 volte superiore alla norma. Secondo fonti delle istituzioni, i disservizi sarebbero durati circa 20 minuti, dopo di che i tecnici del governo sarebbero riusciti a ripristinare le normali funzioni del sito. Secondo alcune altre fonti – tra cui il sito Engadget -, i problemi sarebbero in realtà durati molto più a lungo.
La solidarietà dell’America nei confronti dei 23 milioni di persone che vivono a Taiwan non è mai stata così importante, oggi il mondo si trova davanti ad una scelta: autocrazia contro democrazia
ha twittato Nancy Pelosi poco prima del suo atterraggio nell’isola.