Si pensa erroneamente che lo stress tenga svegli la notte, ma invece alcuni tipi di stress procurano
l’effetto contrario. Già, perché aumentano il bisogno di dormire. Uno studio ha attestato tale teoria con
prove su uomo e topi. Ecco, il motivo. Il sonno che viene indotto dall’ansia è regolatore degli ormoni dello
stress. Di conseguenza allieva le preoccupazioni del giorno dopo. Un effetto che si può definire “reset”.
Si deve partire con il sottolineare che il sonno dei mammiferi è fatto di fase REM (meno profondo e con
sogni) e non-REM (più profondo e con sogni). Un nuovo studio sui topi, appunto, attesta un modo di
allungare o indurre a comando il sonno REM. Finora si conosceva solo il modo per eliminarlo. Pare che la
risposta sia in un gruppo di neuroni che stimola il REM e riduce l’ansia.
Un gruppo di ricercatori cinesi e inglesi ha fatto l’esperimento su topi a contatto con altri dal fisico più
forte. Hanno controllato l’attività del loro cervello durante il sonno. È stata fatta la scoperta che uno
specifico gruppo di neuroni rispondeva precisamente agli ormoni dello stress dando come risposta sonno
REM e non-REM. I neuroni sono rimasti in attivo per cinque ore, mentre i topi dormivano. Le cellule del
cervello hanno inviato segnali ad altri neuroni per la regolazione degli ormoni dello stress. Tutto senza
produrre nuovi ormoni.
Al risveglio dei topi è stata monitorata la loro ansia controllando quanto tempo rimanevano alla luce.
Rispetto ai topi che avevano dormito poco o con i neuroni silenziati, i topi reduci dal sonno ristoratore
hanno passato più tempo alla luce. Erano quindi meno stressati. Ora che le cellule colgono l’ansia, è bene
rispondere con il sonno regolatore degli ormoni dello stress per sfruttare gli effetti positivi di tali neuroni.
Ciò anche all’esordio di malattie neurodegenerative.