Ritengo che Telegram abbia perso la sua integrità“. L’allarme proviene da Janis Sarts, direttore dello Strategic Communications Center of Excellence della NATO. Sarts non fornisce prove e l’applicazione non l’ha presa benissimo, tant’è che è già arrivata una smentita categorica dai toni accesi.

“Non la riterrei una applicazione sicura”, aggiunte Sarts, sostenendo che l’applicazione – che pure fa dell’indipendenza e della privacy i suoi principali punti di forza – sarebbe stata compromessa dal governo russo.

Sarts non fornisce prove a sostengo delle sue dichiarazioni e anche per questo motivo il tenore delle sue accuse ha stupito molto la comunità di esperti. Vale poi la pena di precisare che la Strategic Communications Centre of Excellence della NATO non ha parte della struttura di comando della NATO, per stessa ammissione dell’organizzazione. La dichiarazione, dunque, va interpretata come strettamente personale. Sarts non parla a nome dell’alleanza atlantica.

Nel frattempo, con un comunicato, Telegram ha smentito di aver mai collaborato con il governo russo, ribadendo di essere indipendente e di non essere un’azienda russa, ma con sede a Dubai, negli Emirati Arabi Uniti. Non bastasse, il fondatore dell’app, Pavel Durov, si è più volte scontrato con il Cremlino e Telegram oggi è bandita dalla Russia.

Nel frattempo, l’applicazione ha lanciato un servizio a pagamento chiamato Telegram Premium: