AirBnB chiuderà tutte le sue attività in Cina. Il colosso degli affitti brevi non è mai riuscito a penetrare nel mercato asiatico, che è dominato da una serie di superapp estremamente popolari e in grado di offrire un pacchetto di servizi e prodotti digitali molto eterogeneo.

È l’ennesima grande azienda occidentale costretta a fuggire a gambe legate dalla Cina, e questa volta non per le sanzioni o l’opposizione del governo legale. Banalmente perché AirBnB, come molte altre prima di lei, non è riuscita ad intercettare i gusti e le esigenze dei consumatori cinesi.

AirBnB ha spiegato che cesserà di offrire i suoi servizi in Cina a partire dal 30 luglio. I consumatori cinesi dovrebbero comunque poter continuare ad affittare le loro stanze per alcuni altri mesi. «Abbiamo preso la difficile decisione di riconsiderare la nostra attività in Cina, a partire dal 30 luglio del 2022 non offriremo più i nostri servizi di affitto e le nostre esperienze», si legge in un comunicato dell’azienda.

La notizia dell’imminente chiusura è stata pubblicata esclusivamente sulla pagina dell’azienda su WeChat, mentre non esistono riscontri altrove. Reuters ha provato a chiedere delucidazioni ad AirBnB senza ottenere risposta.

Ricercando le cause del fallimento di AirBnB in Cina, il WSJ spiega che la piattaforma non è stata in grado di reggere la concorrenza delle soluzioni offerte dalle aziende e dalle app cinesi,  i recenti e prolungati periodi di lockdown avrebbero dato l’ultimo colpo di grazia.