New York ha un problema: gli appartamenti sono introvabili e i pochi che ci sono sono contesi da una platea enorme di potenziali inquilini, con ovvie conseguenze sui prezzi degli affitti.

Secondo una stima, in questo momento nei quartieri di Manhattan, Brooklyn, e Queen ci sarebbero meno di 10.000 unità immobiliari disponibili per l’affitto. Tutti gli altri appartamenti sono o già occupati, o semplicemente non disponibili, oppure già destinati all’enorme mercato degli affitti a breve termine. Che poi è forse è proprio una delle cause all’origine del problema: gli appartamenti sfitti di New York sono meno di quelli disponibili sul portale AirBnB.

Significa che a New York esistono più appartamenti su AirBnB di quanti ce ne siano di disponibili per le persone che hanno bisogno di una sistemazione a lungo termine. Morale? I costi degli affitti sono insostenibili per l’americano medio. Si parla di minimo 4.000 dollari al mese, a seconda del quartiere.

A fine aprile, le case affidate alle agenzie per trovare nuovi inquilini erano appena 7.699 in tutta New York. Attualmente il portale AirDNA segna oltre 10.752 alloggi disponibili su AirBnB.

Il tema è diventato di stretta attualità da diversi anni e, se possibile, è ulteriormente peggiorato dall’inizio della pandemia. Fin dal lancio di piattaforme come AirBnB, diverse associazioni hanno segnalato il rischio che il mercato degli affitti a breve termine finisse per divorare il numero di alloggi disponibili per i residenti.

AirBnB non ha confermato i dati di AirDNA, in compenso l’azienda ha spiegato di essere a conoscenza del problema, sostenedo che negli ultimi due anni – in generale – il numero di alloggi disponibili è crollato drasticamente e che questo ha portato ad un’impennata del costo degli affitti, accentuata dal crollo dei permessi concessi dal comune per la costruzione di nuovi spazi residenziali.