In Italia, nessuna azienda ha assunto quanto Amazon nel corso degli ultimi dieci anni. Il colosso dello shopping online non è ancora uno dei più grandi datori di lavoro del nostro paese (la classifica oggi è dominata soprattutto da partecipate dello Stato e banche), ma è sulla buona strada per esserlo.

In Italia Amazon ha assunto con l’indeterminato oltre 14.000 lavoratori. Un dato che non include i corrieri incaricati di consegnare i pacchi a casa del cliente. Nel 2019 Amazon aveva 6.900 dipendenti. Nell’arco dell’ultimo biennio sono più che raddoppiati. Lo racconta un approfondimento de La Repubblica, sulla base di un rapporto di The European House – Ambrosetti.

Sebbene il 2021 sia stato anche l’anno delle prime grandi rimostranze sindacali promosse proprio dai driver e dai lavoratori dei centri della logistica, in realtà la situazione italiana non è paragonabile a quella riscontrabile negli USA, dove gli scontri con i lavoratori hanno raggiunto un livello di esasperazione allarmante.

«Non si può sovrapporre l’esperienza americana a quella italiana», spiega, infatti, a La Repubblica Danilo Morini, sindacalista del Dipartimento Merci Filt CGIL. «L’azienda non lucra sui salari e il livello di contenzioso su paghe e sicurezza è bassissimo».

Su questo è ancora più eloquente il codice di condotta che Amazon impone ai corrieri terzi con cui collabora: «vietato ricorrere a finte partite IVA», scrive Andrea Nepori su La Repubblica. E, di minimo, i rider devono essere pagati 1.670 euro lordi.

«L’unicità di Amazon sta nel rapporto con la tecnologia: nei magazzini ci sono mansioni nuove e ruoli innovativi», spiega il sindacalista.

L’auspicio? Amazon – continua Morini – potrebbe diventare un modello per il resto del settore, utilizzando la sua posizione privilegiata per ridefinire le condizioni dell’intero settore. «All’azienda ora chiediamo un protagonismo contrattuale: se vuole, Amazon può giocare un ruolo molto importante nella ridefinizione dei contratti nazionali per tutto il settore».