La lira turca è crollata a picco. L’eccessiva volatilità ha portato diverse aziende a correre ai ripari, tra queste anche Apple. Gli Apple Store sospendono le vendite, in attesa di maggiore stabilità monetaria – o quantomeno di riaggiornare i prezzi. La mela morsicata non ha nessun interesse a svendere i suoi prodotti, accettando una valuta che ha quasi dimezzato il suo valore in pochi mesi (e che potrebbe crollare ulteriormente).

A marzo 1 lira turca veniva scambiata a 0,12 euro. Poi il crollo a 0,069 euro e le continue oscillazioni di queste ore. Mentre scriviamo questa notizia 1 lira turca vale circa vale 0,073 euro.

La versione turca del sito ufficiale della Turchia chiude le porte. I prezzi non sono stati aggiornati, sono quelli di sempre. Peccato che non sia possibile concludere nessuno acquisto.

Nessuna aggressione dall’estero. La lira turca perde valore per colpa delle politiche monetarie irresponsabili della banca centrale. Il Sole 24 Ore, ad esempio, descrivendo la situazione turca non usa mezzi termini:

L’oggetto del contendere è la politica monetaria della Banca centrale turca, che secondo il «Sultano» deve essere il più possibile espansiva per favorire crescita economica e occupazione. Poco importa se l’inflazione viaggia da tempo intorno al 20% e dunque qualsiasi Banca centrale cercherebbe di frenarla con una stretta sul costo del denaro per raffreddare il credito e la circolazione di moneta. I governatori che hanno cercato di farlo sono stati licenziati, quello attualmente in carica sembra invece assecondare i diktat del presidente tanto che da settembre ha tagliato il costo del denaro di ben 400 punti base

Per il momento le proposte di cessare gli esperimenti di politiche monetarie espansive per tornare a proteggere il valore della lira turca – e quindi tutelare risparmiatori e difendere il potere d’acquisto dei lavoratori – sono rimaste inascoltate.

Per il momento tace pure Apple, che dal dire se e quando riaprirà le vendite in Turchia, comprensibilmente, se ne guarda bene.