Iniziamo questa recensione di I am Zlatan chiarendo che non si tratta di un film perfetto, ma neanche di un lungometraggio sportivo insulso, la storia di Zlatan Ibrahimovic è simile a quella che hanno già vissuto tanti ragazzi di periferia, ma allo stesso tempo, essendo la sua storia, si riesce a caratterizzare in maniera peculiare e ad entrare all’interno di un mito. Il film è stato presentato in concorso alla Festa del Cinema di Roma 2021.

Non puoi togliere il ghetto dal ragazzo

I am Zlatan recensione

Zlatan non era un bambino semplice, ed è diventato negli anni un ragazzo per certi versi difficile, dalla tempra forte, ma che nel tempo ha saputo imparare dai propri errori ed a smussarsi, e questo è forse il messaggio più forte che traspare da questo film. I am Zlatan è un lungometraggio che si divide tra flashback e flashforward cercando d’inseguire il cuore delle varie situazioni, ovvero la crescita personale e professionale di un futuro campione.

I am Zlatan racconta i primi anni di vita e di carriera di Ibrahimovic, dalla vita di periferia da bambino, fino alle giovanili del Malmo, fino all’esperienza nell’Ajax. I flashback e flashforward riescono a creare tutto un continuo tematico che non crea sfasature e confusione nello spettatore, anzi, la storia che viene portata avanti è perfettamente coerente in ogni parte temporale che viene approfondita.

I due interpreti di Zlatan Ibrahimovic sono convincenti, anche se Granit Rushiti, che interpreta il calciatore nella sua fase adolescenziale e da giovane adulto, fisicamente è un po’ distante dall’immagine di Ibra. Però, come nel caso di Pietro Castellitto nei panni di Francesco Totti in Speravo de morì prima, a livello mimico e d’impatto sullo schermo l’interprete del giovane Ibra riesce a trasmettere tutto del personaggio che conosciamo attraverso i campi di calcio, e non solo.

Negli ultimi tempi di film e serie TV dedicati ai calciatori ce ne sono stati diversi, anche se nessuno fino ad ora sta eccellendo. Interessante è stata la serie TV Speravo de morì prima, così come il lungometraggio Netflix Il Divin Codino che racconta la vita di Roberto Baggio, e sullo stesso livello si può inserire anche questo I am Zlatan, che non eccelle, ma allo stesso tempo non dispiace. Ciò che differenza queste trasposizioni è la storia ed il contesto diverso di questi campioni, e quello di Ibrahimovic è legato alla periferia ed al ghetto. L’evoluzione che hanno fatto negli ultimi tempi le trasposizioni sullo schermo delle storie di vita dei calciatori e dei personaggi sportivi ha portato ad un modo di raccontare e far vedere molto del vissuto fuori dal campo, piuttosto che far indugiare troppo la telecamera e gli interpreti sul prato verde, e questo è un punto a favore di questi adattamenti.

Saper raccontare il calcio mostrando poco di calcio

I am Zlatan recensione

I am Zlatan per certi versi si allontana molto dal calcio, facendo vedere il contesto di vita del giovane Ibrahimovic, vissuto a Malmo in una zona periferica in cui ogni spazio vitale era da conquistare. Anche l’ambiente in famiglia non era dei più favorevoli, ed il carattere duro di Ibra è nato un po’ così, dovendo affrontare, così come in una giungla selvaggia, situazioni e personaggi difficili, avversità che non permettevano un approccio debole verso la quotidianità. Certo, Zlatan in tutto questo ci ha messo un certo carico ed una certa enfasi, però la sua storia, anche attraverso il racconto sul grande schermo, può insegnare qualcosa.

Gli appassionati di calcio si troveranno diverse scene sui campi da gioco, ma anche molta vita vissuta fuori dal prato verde, ed è questo il punto a favore di questo lungometraggio.

La vita di periferia raccontata dal regista Jens Sjögren viene fatta respirare bene nei suoi ambienti ed attraverso le interpretazioni dei protagonisti. Il filmmaker ha anche il merito di aver saputo mostrare e montare in maniera interessante ed efficace diversi momenti di gioco sul campo, con steadicam ed inquadrature in movimento che riescono a dare l’idea di dinamicità che si vive in prima persona su un campo di calcio.

I am Zlatan è un film che si avvicina a tutti, sia agli amanti del cinema che a quelli che adorano i film sportivi. Non si tratta di un lungometraggio eccezionale, ma neanche di un’opera mediocre e banale. Ciò che conta e che ha senso raccontare della vita di Ibrahimovic viene mostrato, puntando anche su un’ottima base narrativa che è la biografia del calciatore, intitolata Io, Ibra, che è stata pubblicata diversi anni fa, riscuotendo un certo successo. Perché, in fondo, la vita di Ibrahimovic, nata nel ghetto e diventata una leggenda vivente, si presta chiaramente per un adattamento sul grande schermo. Ma, considerando che grandissimi calciatori come Pelé e Maradona non hanno ancora avuto delle trasposizioni sullo schermo degne della loro grandezza, questo film su Ibrahimovic si può considerare valido ed apprezzabile.

Concludiamo questa recensione di I am Zlatan consigliando la visione del lungometraggio agli appassionati di sport e di storie sportive ma non solo.

I am Zlatan arriverà nelle sale cinematografiche italiane grazie a Lucky Red l’11 novembre

63
I am Zlatan
Recensione di Davide Mirabello

I am Zlatan è un racconto efficace, che non eccelle, ma che è funzionale nel mostrare i primi duri anni di vita di Ibrahimovic, trasmettendo anche un importante messaggio.

ME GUSTA
  • Una storia dura e sincera raccontata in maniera efficace.
  • I flashback e flashforward funzionano bene e creano una buona narrazione.
  • Sia l'interprete dell'Ibrahimovic bambino che di quello più adulto risultano essere credibili.
FAIL
  • Un film che non eccelle in nessun elemento, ma che riesce ad essere funzionale.