Donald Trump ha chiesto ad un tribunale della Florida di obbligare Twitter a ripristinare il suo account personale, che è stato sospeso permanentemente dopo gli eventi dello scorso 6 gennaio, quando un gruppo eterogeneo di militanti di destra, simpatizzanti di Trump e complottisti ha preso d’assalto il Campidoglio.

 Twitter esercita un potere sul dibattito pubblico che non ha precedenti nella storia di questa nazionale, è incommensurabile e profondamente pericoloso per la democrazia

si legge nell’istanza presentata dagli avvocati di Donald Trump. Twitter è stato il primo social network a sospendere l’account dell’ex presidente degli Stati Uniti d’America, il provvedimento è poi stato preso da pressoché ogni altra piattaforma social, da Facebook a Twitch. Non solo Trump è stato considerato il principale mandante degli eventi del 6 gennaio, ma l’ex Presidente ha anche fallito nel prendere chiaramente le distanze dai manifestanti che hanno assalito il Campidoglio nelle ore immediatamente successive all’evento. Da qui la decisione dei social di prendere un provvedimento che, semplicemente, non ha altri precedenti, citando il rischio di “ulteriori incitamenti alla violenza”. Tecnicamente, al momento del ban Trump era ancora in carica e lo sarebbe rimasto per ancora diversi giorni.

Prima di essere espulso, Donald Trump aveva oltre 88 milioni di follower su Twitter. Gli avvocati di Trump puntano anche il dito contro l’ipocrisia di Twitter: “mentre Donald Trump rimane fuori da Twitter, i talebani possono twittare ogni giorni la loro propaganda senza conseguenze”.