Les Promesses, l’ambizione avvelena l’atmosfera trasandata e politica di una banlieue parigina. Nella nostra recensione di Les Promesses, che ha aperto le danze per la sezione Orizzonti del Festival del Cinema di Venezia, analizzeremo il dramma conciso e commovente che è riuscito a presentare una serie di domande filosofiche sull’integrità dell’ufficio pubblico senza perdere di vista le storie costitutive più tranquille e specifiche che rendono urgente una risposta collettiva.

Clémence (Isabelle Huppert) è l’intraprendente sindaca di una città cronicamente afflitta dalla crisi, dall’elevata disoccupazione, dagli scarsi servizi sociali e dai proprietari di baraccopoli sfruttatori. In cima alla sua lunga lista, tuttavia, c’è Les Bernardins, un grande complesso residenziale che ha un disperato bisogno di ristrutturazione. All’inizio del film, che è stato diretto e co-scritto da Thomas Kruithof (The Eavesdropper), il complesso squallido, con le sue pareti scrostate e sbiadite, si allaga. L’acqua, proveniente da una fonte sconosciuta, fuoriesce dai soffitti, bagnando le singole unità e gli stretti corridoi dell’edificio. Michel Kupka (Jean-Paul Bordes), un tranquillo uomo con i baffi che possiede un condominio in un edificio fatiscente, freme mentre cerca di aiutare i suoi vicini.

Allo stesso tempo, in un’altra parte della città, il vice di Clémence, Naidra (Naidra Ayadi), e il suo co-cospiratore e capo dello staff, Yazid (Reda Kateb), stanno cercando di lanciare un piano di salvataggio che, se avrà successo, potrebbe fargli ottenere finanziamenti per l’edificio. Ma c’è un problema: Michel ha scritto a Jérôme Narvaux (Laurent Poitrenaux), un alto funzionario incaricato di proporre il piano al primo ministro, una lettera ardente e dettagliata che delinea l’incompetenza dell’amministrazione di Clémence. Fino a quando non verranno fatti dei veri cambiamenti, scrive Michel nella lettera, lui e gli altri inquilini si rifiutano di pagare le loro esorbitanti rette mensili.

La mossa mette i politici in una posizione difficile. Senza le tasse, Jérôme è riluttante a proporre qualsiasi cosa ai funzionari del bilancio della città.

Questa configurazione complicata avvia una serie di eventi che aumentano la posta in gioco narrativa di questo film intelligente (il co-sceneggiatore di Kruithof è Jean-Baptiste Delafon). Dopo uno scoraggiante incontro tra le due parti interessate, Les Promesses si divide in due storie che alla fine si uniscono in un finale commovente, anche se un po’ prevedibile. Di seguito un piccola clip del film da YouTube:

 

Corruzione e ideali

Les promesses la recensione

Continuiamo la recensione di Les Promesses soffermandoci su Clémence, dopo 12 anni in carica, decide di non candidarsi per un altro mandato da sindaco. Riservata e senza ambizioni, lei, all’inizio del film, rappresenta un politico raro e idealista, il cui desiderio di aiutare i suoi elettori supera la ricerca del potere e del titolo. Ma le cose cambiano presto quando Clémence, precedentemente riluttante a sognare in grande, sente che potrebbe essere nominata a una posizione di ministro a Parigi.

Huppert ritrae con sensibilità la rapida trasformazione di Clémence e il suo crescente isolamento mentre lotta con la forza dei suoi valori. Li tradirà per amore di un potere che non ha mai riconosciuto di volere?

Ad assistere a questa sfortunata evoluzione c’è Yazid, la cui relazione con Clémence diventa una delle parti più divertenti del film. All’inizio, la loro dinamica rispecchia quella di uno studente e di un insegnante. Yazid non ha mai rivendicato la purezza politica (una serie di scene particolarmente strazianti che coinvolgono un giovane uomo di colore in Les Bernardins mostra quanto gli piaccia il potere), ma fa ancora fatica a capire la trasformazione del suo mentore. Osservarla, alla fine, lo aiuta a chiarire e persino ad adattare i suoi desideri. Le interpretazioni di Huppert e Kateb, i loro sottili cambiamenti di tono e linguaggio del corpo man mano che il divario tra Clémence e Yazid cresce, rendono più emozionante osservare le dinamiche fatiscenti della loro relazione.

Se la dinamica di Huppert e Kateb (unita al montaggio tagliente di Jean-Baptiste Beaudoin) aiuta a mantenere lo slancio del film, allora la narrazione parallela sugli inquilini di Les Bernardins lo giustifica. Non mancano discorsi stimolanti o monologhi appassionati sul ruolo di un politico in Les Promesses, e a volte il film vira in un territorio ipocrita eccessivamente cerebrale e borderline.

Ciò che lo tira fuori dall’orlo, tuttavia, sono i momenti in cui gli inquilini e i loro sforzi organizzativi collettivi diventano il fulcro della narrazione.

Le promesse non mantenute

Les promesses la recensione

Concludiamo la recensione de Les Promesses considerando che alla fine dei giochi mentre Clémence e Yazid sono in guerra tra loro, gli inquilini di Les Bernardins cercano di soddisfare le loro esigenze e di riparare il loro edificio.

“Lo stato troverà sempre un modo per non fare nulla”, dice Michel a un certo punto.

Le implicazioni di questo sentimento incombono sul resto del film, mentre questioni personali e politiche ostacolano ripetutamente gli sforzi per aiutare questi inquilini. Mette in netto rilievo la vera crisi dell’ambizione politica: il modo in cui riesce sempre a lasciare indietro il popolo.

Il cinema francese si era già cimentato in questa tipologia di film e a portare queste riflessioni sulla politica sul grande schermo in un modo che ricorda uno dei film di Rohmer L’albero, il sindaco e la mediateca, costituiva la parte teorica di una politica che voleva essere simile a un’ideologia sociale che sembrava non dovesse mai tramontare, Les promesses si fa invece più concreta, con un discreto stomaco e la voglia di cercare sempre un accordo per riuscire ad avvicinarsi all’ideale politico.

Il regista in un certo senso si diverte a mettere in luce tutti quegli aspetti meno lusinghieri e anzi abbastanza fastidiosi dei due personaggi principali, dagli sguardi di Clémence che si riempiono di desiderio di potere ai momenti in cui Yazid perde il controllo tornando il giovane nato e cresciuto nelle banlieue. È anche la storia di un’amicizia particolare tra due idealisti che fanno di tutto per non apparire più ingenui e troppo legati agli ideali. Il film spesso gioca con i toni grigi dei vestiti e degli edifici e tutto sembra rimanere sempre uguale ma invece il finale sembra una sorta di luce in fondo al tunnel che preannuncia un nuovo inizio.

 

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77
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Recensione di Laura Della Corte

Concludiamo la nostra recensione di Les Promesses dicendo che ancora una volta Isabelle Huppert è una stella che brilla e riesce ad ammantare tutto l'ambiente circostante con la sua interpretazione. Ma il film non è piacevole solo per la sua presenza ma anche per il tema politico che affronta non riuscendo però a trovare una reale soluzione alle famose promesse non mantenute.

ME GUSTA
  • La potenza di Isabelle Huppert
  • La regia brillante di Kruithof
  • La rappresentazione di una realtà poco conosciuta
FAIL
  • La sfumatura tra corruzione e ideale