Un gruppo di ricercatori ha analizzato una delle più note e longeve serie televisive britanniche, Doctor Who, per cercare di decifrare il come si dipani il processo creativo e, soprattutto, quali siano i segreti per ottenere un prodotto nuovo e che sappia mantenersi fresco e affascinante nonostante il passaggio degli anni.

L’indagine portata avanti di Pier Vittorio Mannucci della London Business School, Giuseppe Soda della Bocconi e Ronald S Burt dell’Università di Chicago ha dunque preso in considerazione una selezione dell’archivio video che va dal 1963 a oggi.

273 episodi sono stati sottoposti a due critici televisivi britannici specializzati proprio nelle fantascientifiche avventure del tanto amato Dottore, i quali hanno dovuto valutarne le proprietà creative delle singole puntate con un punteggio che va da uno a cinque.

Ne è risultato che gli episodi più graditi alla coppia di professionisti fossero quelli in cui il team creativo aveva arruolato nella squadra nuove leve o, in alternativa, nelle quali i produttori avevano riunito personaggi storicamente legati alla serie che però non avevano mai collaborato tra di loro.

Doctor Who è infatti noto – nel bene o nel male – per aver sostituito, cambiato o alternato showrunner, attori e autori, con la conseguenza che la narrazione possa dimostrarsi a tratti incoerente, ma con un potenziale d’intrattenimento che fa invidia a molti brand omologhi.

Proprio questo dinamismo avrebbe obbligato lo staff a confrontarsi costantemente con prospettive diverse dalle proprie, a uscire da una “confort zone” creativa, a interfacciarsi con l’alterità per venire fuori con idee forse strampalate, ma spesso rivoluzionarie.

Stando ai contenuti della ricerca, anche una squadra vincente, per quanto competente, è condannata a un declino creativo, se non si dimostra capace di stravolgere in maniera misurata e oculata le proprie prospettive. La dimostrazione? Gli episodi meno apprezzati dai critici sono quelli in cui il gruppo autoriale è rimasto inalterato per lunghi periodi.

L’indagine parte da Doctor Who, ma per estensione può essere applicata a ogni campo o sfera di interesse, da quello della ricerca scientifica a quello manageriale. A scanso di equivoci, gli autori chiedono però di non interpretare i loro risultati come un via libera con cui giustificare il licenziamento dell’intero organico lavorativo – “sarebbe un’idea terribile” -, piuttosto come uno stimolo a fomentare il confronto tra i vari dipendenti.

 

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