Appena tre giorni fa aveva fatto notizia il desiderio dell’aeronautica militare degli Stati Uniti di creare alcuni razzi cargo che potessero portare grandi quantità di materiali in qualsiasi parte del mondo in un lasso di tempo contenutissimo (dai 60 ai 90 minuti). L’informazione era stata trattata brevemente in un documento ufficiale, ma ora i militari iniziano a sbottonarsi e ad approfondire la questione.
Innanzitutto è opportuno chiarire un elemento: SpaceX non sarà necessariamente la prima porta a cui andranno a bussare gli uomini dell’esercito. O almeno così sostengono. Per come era stato formulato il report di cui sopra, l’azienda aereospaziale guidata da Elon Musk non sembrava solamente la ditta più affine a soddisfare le necessità governative, sembrava l’unica in grado di farlo.
Il dottor Greg Spanjers, scienziato della Air Force e responsabile del programma dei razzi cargo, ha deciso di chiarire la questione con decisione, sottolineando come ogni strada sia ancora aperta e chiunque sarà ben accetto, che sia SpaceX, Blue Origin, ma anche altre aziende con cui i militari stanno entrando in contatto.
Vi dirò che abbiamo parlato con molte più aziende di quelle [Space X e Blue Origin]. E anche se un’azienda non ha gli strumenti adeguati oggi, provvederemo comunque a costruire le interfacce e i contatti in modo da incoraggiare un numero crescente di aziende a entrare in quel genere di regno, sperando che possano percepire un qualche ritorno da parte dell’eventuale investimento,
ha dichiarato l’uomo alla testata Ars Technica.
Allo stesso tempo, però, tutto deve essere realizzato per un futuro “molto, molto vicino”. E deve utilizzare propulsori riutilizzabili. E deve avere una portata di almeno 100 tonnellate. Insomma, tutto continua a indicare SpaceX o, a essere generosi, il New Glenn di Blue Origin.
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- Yes, the military is serious about rocketing supplies around the planet (arstechnica.com)