La Commissione Europea ha annunciato che il Code of Practice on Disinformation verrà portato avanti fino alla fine dell’anno. Il programma permette all’UE di interfacciarsi con le Big Tech, chiedendo loro – su base volontaria – di condividere i dati di circolazione delle fake news sui vaccini e su altre tematiche rilevanti, dati che non sembrano però essere completamente trasparenti.

Oltre a estendere il codice in questione, l’Unione Europe ha infatti fatto sapere che non è affatto soddisfatta dal come si stiano comportando Facebook, Google, Microsoft, Twitter e TikTok: nel suo report di aprile denuncia come queste aziende siano incapaci di gestire le “bugie pericolose” che circolano per i loro portali, ma anche che i dati forniti siano estremamente granulari, ovvero non forniscano un’immagine chiara di come le aziende stiano effettivamente combattendo la disinformazione.

Questi report dimostrano quanto sia importante monitorare con efficacia le misure prese dalle piattaforme per ridurre la disinformazione. Abbiamo deciso di estendere il programma perché una quantità di pericolose menzogne continua a riversarsi nel nostro spazio informativo e perché i dati raccolti potranno essere usati per creare un Codice di nuova generazione contro la disinformazione.

Abbiano la necessità di un programma di monitoraggio robusto e di indicatori più chiari con cui misurare l’impatto delle azioni prese dalle piattaforme. Semplicemente, non possono supervisionarsi in autonomia e da sole,

ha dichiarato Věra Jourová, la Vice-Presidente ai valori e alla trasparenza dell’Unione Europea.

L’UE, a differenza di molti altri poteri esteri, sta cercando di instaurare una lotta alle fake news che si poggi anche su una base diplomatica, oltre che su quella legislativa, e chiede pacatamente alle aziende di fare uno sforzo straordinario almeno fintanto che la somministrazione dei vaccini sarà nel vivo del suo corso.

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