O mamma, li russi. Ormai è quasi scontato: se c’è un attacco ransomware di portata internazionale e che pesta in qualche modo i piedi agli Stati Uniti è facile che provenga dall’Europa orientale. Non sorprende, dunque, che la Casa Bianca abbia denunciato l’attacco hacker perpetrato contro JBS, gigante della distribuzione di carne bovina e suina, come una manovra avviata internamente ai confini russi.

Il 59 per cento della filiera dell’azienda brasiliana JBS è attualmente impantanata in un meglio specificato cyberattacco – anche se in effetti Washington parla esplicitamente di ransomware – e il mondo intero si preoccupa che questo pesante inconveniente potrà presto avere conseguenze importanti sui prezzi dei prodotti alimentari.

L’azienda assicura che, avendo server di backup a cui appoggiarsi, il giro della carne sarà riattivato a pieno regime entro fine settimana, tuttavia, allo stesso tempo, il Governo USA sta provvedendo a entrare in contatto con i diplomatici russi nella speranza di avviare un vivace scambio di opinioni.

Gli Stati Uniti danno a intendere che l’Amministrazione Putin abbia un ruolo vitale nel consentire, forse nel promuovere, questo genere di minacce digitali e che sia necessario instaurare un genere di alchimia internazionale per cui i malviventi cibernetici siano perseguiti in ogni parte del mondo.

Resta il dubbio sul perché la Russia, tanto osteggiata dagli Stati Uniti, dovrebbe mostrarsi collaborativa nel perseguire coloro che la danneggiano.

 

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