JBS, il più grande distributore di carne presente sul mercato, ha dovuto recentemente bloccare una parte significativa della propria filiera di produzione a causa di un attacco hacker che ha colpito i server australiani, canadesi e statunitensi. La ditta non ha voluto chiarire di che tipo di insidia si tratti, ma tutto da a intendere che si tratti di un attacco ransomware non troppo dissimile da quello che ha recentemente afflitto la Colonial Pipeline.

L'”incidente” potrebbe rallentare consegne e transazioni in diverse parti del mondo, anche se JBS cerca nondimeno di evitare il panico assicurando che i tecnici siano già all’opera e che i server di backup siano sufficienti a garantire la riattivazione della filiera in tempi contenuti.

Stando ai dati forniti dall’azienda brasiliana, i mercati che sono attualmente intasati dalle manovre degli hacker rappresentano complessivamente il 59 per cento del mercato di vendita della carne, bovina, suina e ovina. Anche vero che JBS vende il 50 per cento dei suoi prodotti ai soli Stati Uniti.

La situazione sta ovviamente destando non poche preoccupazioni. JBS rappresenta una fetta non indifferente delle esportazioni commerciali australiane, inoltre si teme che se la cosa dovesse protrarsi per più di una settimana le conseguenze sarebbero palpabili sulla catena di rifornimenti del mondo intero.

Oltre al danno prettamente economico vale la pena di considerare anche il fatto che il rallentamento delle consegne potrebbe causare uno spreco alimentare abnorme, visto che le merci rischiano di giacere nei magazzini per un tempo imprecisato. A tutto questo si somma la condizione precaria dei lavoratori canadesi, i quali sono stati lasciati a casa senza alcun genere di tutela contrattuale.

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