Gli accademici dell’Università della California hanno teorizzato un’ipotesi che suggerisce come le ricerche scientifiche errate e truffaldine siano anche quelle maggiormente citate da professori, giornali del settore e media generalisti.

Per capire cosa si intenda per “errato” bisogna prima parlare di un problema accademico diffuso e capillare, quello per cui i risultati ottenuti dalle indagini siano frequentemente non replicabili. In altre parole, capita di sovente che alcuni scienziati dalla deontologia elastica finiscano con il tagliare qualche angolo pur di riuscire a dimostrare coi “fatti” le loro idee.

Non si tratta necessariamente di truffe vere e proprie, in molti casi i risultati li hanno ottenuti davvero, tuttavia è lecito pensare che quei risultati siano stati ottenuti in un numero contenutissimo di occasioni e che rappresentino più l’eccezione che una vera e propria regola.

Semplicemente si tratta di una pratica tanto diffusa che vige la cortesia professionale di non mettere in dubbio le opinioni dei colleghi e, soprattutto, di non provare a replicare gli esperimenti che vengono presentati ai simposi e alle conferenze. Dopotutto, “Bruto è un uomo d’onore”.

Tuttavia non tutti sono stati al gioco e, anzi, sempre più persone chiedono che questo comportamento poco serio venga finalmente abbandonato. Nel tentativo di denunciare il malcostume, accademici di varia origine hanno scoperto che solamente il 39 per cento delle pubblicazioni psicologiche, il 61 di quelle economiche e il 62 di quelle scientifiche presenti sulle riviste Nature e Science siano effettivamente replicabili.

Eccoci dunque al punto: le ricerche scientifiche “errate” sono anche quelle che offrono risposte più estreme e definitive, risposte che promettono di risolvere senza mezzi termini i dubbi che attanagliano la nostra esistenza. Sono contenuti sensazionali e vendibilissimi, i quali difficilmente resistono la prova del tempo, ma che hanno una diffusione che è fino a cento volte superiore di quelle ricerche che si dimostrano meno conclusive, ma più affidabili.

Per non cadere nel loro stesso tranello, gli universitari della California fanno notare che la loro indagine sia solamente agli inizi e che sarà necessario estendere ulteriormente la ricerca, prima di poter vantare dati conclusivi.

 

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