La salita al potere di un nuovo amministratore e la furente diatriba sull’appalto che ha seminato zizzania tra SpaceX e Blue Origin stanno stravolgendo in positivo la situazione diplomatica della NASA, la quale ha colto la palla al balzo per chiedere al governo una gran quantità di soldi per sostenere i suoi progetti lunari. Molti, moltissimi soldi, più di 11 miliardi di dollari da dedicare al programma Human Landing System e all’aggiornamento delle infrastrutture di terra.
Bill Nelson, uomo a capo dell’agenzia aereospaziale statunitense, ha formalmente chiesto la suddetta somma al Comitato per gli stanziamenti della Camera, il quale sta valutando come ridistribuire i 2,3 trilioni di dollari previsti dall’American Jobs Plan messo in campo dalla Casa Bianca.
Dei soldi richiesti, la NASA vorrebbe riversare immediatamente 5,4 miliardi nel progetto del lunar lander del programma Artemis. Una simile somma servirà a porre fine al contenzioso che sta alimentando le antipatie di Jeff Bezos, CEO di Blue Origin, nei confronti di Elon Musk, CEO di SpaceX, antipatie scaturite propri dal fatto che gli attuali fondi NASA non sono sufficienti a soddisfare le proposte di ambo i miliardari.
Altri 5,4 miliardi verrebbero quindi adoperate per migliorare e aggiornare i centri “fatiscenti” dell’agenzia aereospaziale. 200 milioni sono da assegnare per lo sviluppo di una nuova generazione di tute spaziali, mentre 585 milioni saranno da dedicare allo sviluppo di propulsori termonucleari che un giorno potrebbero portarci su Marte.
Molti teorizzano che un simile cambio di rotta nei finanziamenti ai progetti spaziali sia da imputare alle prepotenti ingerenze lobbystiche che Bezos ha sui politici, le quali avrebbero convinto chi di dovere ad allargare il laccio al proprio borsello. Volendo essere meno cinici, la cosa potrebbe essere più genericamente legata alla crescente influenza orbitale della Cina, attuale arcinemica politica degli USA.
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