Sembra che questa leggenda, attraverso una tradizione orale Maya, sia giunta fino a noi, ma è veramente vero il fatto che tredici teschi potrebbero contenere la conoscenza di tutto il nostro mondo? Quanto c’è di vero e quanto di inventato?
L’alone di mistero che avvolge i teschi di cristallo risale a moltissimi anni fa e il quarto capitolo di Indiana Jones ha solo risvegliato l’interesse, di nerd e non solo, per questi particolari oggetti. Chiaramente la verità è molto più intrigante della fantasia perché l’alone di segretezza che circonda questi manufatti è ben lungi dall’essere dissolto. Raccontare la loro storia e la loro origine è un po’ come ricostruire un complesso puzzle a cui, alla fine, manca sempre un pezzo (se parliamo del mito) una storia intrecciata con la leggenda a doppio filo.
Cosa sono di preciso i teschi di cristallo? Di base sono delle sculture, solitamente a grandezza naturale (ma ce ne sono di varie dimensioni), che riproducono un cranio umano. Ognuna di queste sculture è ricavata da un unico cristallo di quarzo, minerale che si trova normalmente in natura in blocchi di grandi dimensioni.
I teschi di cui si conosce l’esistenza sono numerosi, ma sono solo tredici quelli di maggiori dimensioni e di particolare bellezza (e anche quelli che hanno riempito pagine di libri e storie mitologiche). Alcuni fanno parte di collezioni private e sono spariti dalla circolazione, altri invece si trovano esposti in prestigiosi musei, a Londra, Parigi e New York.
Il ritrovamento di questi teschi si colloca tra i primi anni venti e gli anni sessanta del secolo scorso e riguardo la loro origine esistono due diverse versioni intrecciate tra la leggenda e il fondo di verità.
Cercheremo di fornirvi tutte le versioni per poi cercare di tirare le somme su questa particolare storia.
Da una parte c’è chi sostiene che si tratta di antichi manufatti precolombiani, probabilmente maya, usati durante i riti sacri, e un’altra versione afferma che sono semplicemente dei sofisticati pezzi di gioielleria del XIX secolo.
Ma perché è cosi difficile trovare la “quadra” di questi teschi? In primis perché non si può datare il cristallo quindi è veramente difficilissimo ricostruire la storia di questi particolari teschi. Le deduzioni che sono state fatte, in un senso e nell’altro, si basano su altre osservazioni. Cerchiamo però di mettere in chiaro qualche fatto e le due storie più famose, come quella della Leggenda dei Tredici Teschi e del Teschio del Destino.
La leggenda dei Tredici Teschi
Una delle leggende e storie più curiose riguardo i teschi di cristallo è probabilmente quella legata alla cultura messicana, ovvero che siano la materializzazione di un’antica profezia Maya. La profezia raccontava che in antichità esistevano tredici teschi, (un teschio principale più dodici secondari) nei quali erano state immagazzinate tutte le conoscenze del mondo.
Quando il mondo starà per finire e sarà al collasso saranno proprio i teschi, se allineati correttamente, a consentire al genere umano di sopravvivere.
Molti studiosi dicono che non vi sia traccia, in realtà, di questa profezia Maya, in nessuno dei reperti che possediamo e che questa leggenda sia stata tramandata da molti sensitivi, e non solo, semplicemente perché si sono fatti affascinare e ammaliare dai teschi di cristallo.
I tredici teschi quando si ricongiungeranno daranno vita ad una nuova era cosmica.
Chi li ha osservati da vicino (anche questa storia prendetela con le dovute precauzioni… vi stiamo solo raccontato tutte le storie assurde che girano attorno a questi teschi…) afferma che emanano una speciale “aura“, che a volte emettono anche una nube di luce, come la luna quando è cattivo tempo. Tra le varie storie c’è quella di una donna che assicura che il suo teschio l’aveva guarita, “prendendo” il suo tumore al cervello e restituendogli magicamente un corpo privo di tumore […]
Il teschio più “famoso” è quello che per molti anni è stato conservato al “Museum of Mankind” di Londra. I custodi addirittura non volevano passarci la notte insieme e lo coprivano con un panno nero. C’è chi dice di averlo visto muovere nella sua teca.
Oggi quel teschio si trova al British Museum ed è stato dichiarato un falso in quanto accurati esami hanno provato che per realizzarlo sono stati usati strumenti moderni, come si denota da dei solchi rilevati in zone poco visibili usando sofisticate attrezzature.
Il teschio del Destino
Dopo la storia dei tredici teschi e della loro importanza per la fine/inizio del mondo è arrivato il momento di raccontare la storia del più noto dei teschi di cristallo, quello che il suo scopritore definì solennemente “Skull of Doom“, il Teschio del Destino (leggete questa frase con una musica d’effetto).
Si tratta di uno dei teschi di cristallo più pesanti, con un peso di ben cinque chili, fatto di cristallo incolore (scriviamo incolore in questo caso perché effettivamente altri teschi presentano diverse sfumature). Alto diciassette centimetri, profondo ventuno, è chiamato teschio Mitchell-Hedges poiché fu rinvenuto da Anna Mitchell-Hedges, figlia adottiva dell’archeologo Frederick Albert Mitchell-Hedges.
L’uomo stava eseguendo degli scavi nel sito archeologico di Lubaantum, nell’Honduras britannico, oggi Belize. Lubaantum era un’antica città Maya che appariva essere stata abbandonata all’improvviso, così come è accaduto a molti altri insediamenti di questa popolazione precolombiana. Ai piedi di un edificio Anna notò qualcosa che brillava, dalla forma piuttosto curiosa. Era il teschio del destino.
Tra le varie curiosità di questo particolare manufatto c’è che è uno dei pochi teschi di cristallo con la mandibola mobile. La mandibola verrà infatti ritrovata sempre da Anna qualche giorno dopo, nello stesso posto (metro più metro meno). Secondo le parole sue e di suo padre, il teschio era stato reso così levigato grazie al lavoro paziente degli uomini che per centocinquant’anni lo avrebbero lavorato con la sabbia per renderlo liscio e lucente… (LOL, scusate, non ce la faccio a non ridere).
Inoltre, secondo l’archeologo il teschio veniva usato durante i rituali Maya come oggetto parlante ed era il ricettacolo di ogni male: se il sacerdote Maya invocava la morte attraverso di esso, inevitabilmente la morte sarebbe sopraggiunta per il malcapitato… (eccerto…)
Tutte cazzate
Chi non vorrebbe credere alle leggende e alle mitologie o credenze popolari? Insomma soltanto aver scritto che l’unione di tredici teschi possano donare conoscenza al nostro pianeta è affascinante, ma come è giusto che sia ad un certo punto la leggenda si deve scontrare con la scienza per poter donare a tutti una risposta quanto razionale.
Partendo proprio da quest’ultimo teschio, quello del destino, nel 2008 dopo la morte di Anna Mitchell-Hedges, un’antropologa statunitense chiamata Jane MacLaren Walsh è riuscita a compiere nuove analisi su questo misterioso oggetto. Solitamente un teschio levigato a mano deve mostrare tracce irregolari e ondulate, come quelle presenti sulle statue precolombiane, in quanto è impossibile risultare perfetti in ogni parte dell’oggetto.
I moderni strumenti, come la mola rotativa diamantata, lasciano invece dei segni ordinati e paralleli, segni che è possibile cancellare con una successiva lucidatura. L’antropologa MacLaren Walsh ha perciò cercato questi segni nelle zone meno accessibili del teschio, facendone dei calchi in silicone.
Le fotografie al microscopio dei calchi mostrano tracce parallele e molto regolari, un chiaro segno di interventi meccanici e artificiali, sia sui denti della mascella sia sui due fori inferiori destinati ai pioli di supporto.
A questo importante dettaglio si aggiunge che nella cultura Maya, attualmente ben documentata, non c’è nessun riferimento a oggetti di questo genere e tipo. Inoltre, le rappresentazioni di teschi precolombiane sono diversissime dalle nostre e da quelle dei teschi di cristallo, che invece ricalcano le convenzioni iconografiche occidentali contemporanee.
Il Teschio del Destino si rivela quindi essere un oggetto moderno, molto probabilmente di origine europea.
Anche il suo “casuale” ritrovamento da parte di Anna durante gli scavi fra le rovine della città Maya di Lubaantun sembra essere inventato, infatti non ci sono foto che attestino la presenza della ragazza durante quegli scavi. Sembra invece che il teschio del destino sia stato acquistato dal padre nel 1944 da un antiquario londinese al prezzo di 400 sterline.
E gli altri teschi che se uniti avrebbero donato conoscenza a tutto il Mondo? I teschi conservati al British Museum, al Musée du quai Branly a Parigi e allo Smithsonian di Washington sono esposti ormai come manufatti moderni.
La descrizione del teschio del British Museum, per esempio riporta «Probabilmente europeo, 19° secolo d.C. Sono state riscontrate tracce di una ruota da gioielliere». Proprio per confutare la veridicità della loro realizzazione postuma e non in epoca Maya.
Nel 2011 il National Geographic ha mostrato, in un documentario intitolato The Truth Behind the Crystal Skulls, che un artigiano cinese è in grado di produrne uno in appena undici giorni. Inoltre a quanto pare secondo le ultime stime sembra che tutti i teschi in circolazione derivino da un laboratorio di gioielleria tedesco, e che poi siano stati commercializzati da un abile venditore francese, Eugene Boban.
Altro elemento che smentirebbe l’origine Maya dei manufatti è che il quarzo usato per alcuni di essi in realtà proverrebbe dal Madagascar.
Per approfondire, leggetevi anche l’analisi del CICAP:
- Gli incredibili teschi di cristallo (cicap.org)
In conclusione?
La leggenda dei teschi di cristallo è tra le più affascinanti e anche frustranti della storia dell’archeologia. Si sono scritti libri e articoli, fatte ricerche e, diciamocela tutta, si è fatto credere anche a un numero considerevole di persone che si aveva a che fare con un una serie di oggetti straordinari.
Purtroppo come la scienza insegna, lo straordinario è sinonimo di “bufala” e anche in questo caso la particolarità di questa storia è la lavorazione di ogni singolo teschio, veramente accurata, ma ovviamente non realizzata ne da creature extraterrestri (povero Indiana Jones mi dispiace) ne da popoli precolombiani o Maya dotati di chissà quali fantasmagorici poteri.