Del genere “tra i due litiganti, il terzo gode”: l’uomo più ricco del mondo, Jeff Bezos, vorrebbe metaforicamente scannare il secondo uomo più ricco del mondo, Elon Musk, a causa del problema di assegnazione degli appalti da parte dell’agenzia aereospaziale statunitense. La NASA, rimasta con pochi soldi, ha fatto una figuraccia e, contrariamente a quanto affermato nel suo bando, ha potuto finanziare solamente uno dei due miliardari, creando un polverone che però potrebbe portarle fortuna.

Il nuovo direttore della agenzia governativa, Bill Nelson, si è immediatamente detto pronto a fare pressioni politiche perché l’Amministrazione elargisca più fondi, tuttavia pare che il vero ago della bilancia sia stato Bezos, il quale avrebbe sollecitato tutte le persone giuste perché la situazione venisse sbloccata.

Mercoledì, la Senatrice Dem Maria Cantwell dello stato di Washington – Stato in cui fatalmente ha sede Blue Origin, l’azienda spaziale di Bezos – ha proposto una legge che concederebbe alla NASA un po’ di soldi con cui finanziare il progetto lunare Artemis, ovvero quello al centro del contenzioso.

Nello specifico ci sarebbero in ballo 10 miliardi di dollari da disseminare da qui al 2026. Per avere un metro di paragone, per il proponimento in questione l’agenzia aveva richiesto 3 miliardi di dollari, ottenendo solamente 850 milioni. Ufficialmente, le nuove risorse dovranno servire a finanziare il progetto proposto da SpaceX, nonché sostenere una seconda idea partorita da un altro brand, verosimilmente la Blue Origin di Bezos.

Ciò dovrebbe prevenire la radicazione di monopoli spaziali, fomentando un contesto di libera concorrenza capitalista.

Siamo soddisfatti dal notare che la Commissione per il Commercio del Senato abbia riconosciuto l’importanza della competizione nel programma dello Human Landing System. Una competizione continuativa salvaguarderà la base industriale spaziale dell’America e permetterà all’America di raggiungere la Luna nel minor tempo possibile,

ha comunicato Blue Origin attraverso a una dichiarazione scritta.

A questo punto, sarebbe curioso se i nuovi fondi finissero a Dynetics, terza azienda che ha partecipato al bando di gara, spesso emarginata dalla discussione pubblica perché di minor profilo.

 

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