La Digital Dollar Project non ha nessun legame diretto con il Governo degli Stati Uniti, ma è evidentemente interessata ad assicurarsi che la Casa Bianca si dia da fare il prima possibile per immettere sul mercato un dollaro virtuale che possa tenere testa alle criptovalute e agli sforzi omologhi delle potenze avversarie.
Da qui a dodici mesi, l’associazione non-profit vorrebbe mettere in campo cinque programmi che siano in grado di simulare il consolidamento di una banca centrale digitale statunitense, per poi condividere i risultati ottenuti con i legislatori che dovranno occuparsi ufficialmente della faccenda.
Ci sono diverse conferenze e ricerche che vengono pubblicate ogni giorno e che fanno riferimento ai dati di altre nazioni a riguardo della banca centrale delle valute digitali (CBDC). Ciò che manca sono i dati e i test eseguiti negli Stati Uniti, i quali servono a stimolare il dibattito. Il nostro obiettivo è generare quel tipo di dati reali,
ha dichiarato Christopher Giancarlo, co-fondatore della Digital Dollar Foundation.
Tre dei test sopra menzionati verranno lanciati nell’arco dei prossimi due mesi e, complessivamente, tutto il programma mira a fornire nuove informazioni al MIT, istituto a cui il Governo ha effettivamente delegato la ricerca in merito alla gestione di un ipotetico dollaro virtuale.
Washington non si è infatti mostrata ostile all’idea, tuttavia sta procedendo con estrema cautela e con una lentezza incommensurabile, anche perché un approccio goffo potrebbe stravolgere il ruolo dominante della moneta USA, mentre un’integrazione eccessivamente radicale finirebbe immancabilmente con lo scontentare le banche. La Digital Dollar Foundation vuole però spingere sull’acceleratore e promette di rendere pubblici ogni informazione raccolta durante i suoi test, in modo da cercare di mettere all’angolo i burocrati accidiosi.
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