Dopo l’enorme leak ai danni degli utenti di Facebook, ora è il turno di LinkedIn, il social per professionisti di proprietà di Microsoft. Anche in questo caso il listone con i dati degli utenti è di dimensioni impressionanti: si parla di ben 500 milioni di profili, numeri praticamente sovrapponibili a quelli dell’incidente di inizio settimana.

La differenza è che l’enorme database non è ancora finito alla merce di tutti, bisogna pagarlo: 2 dollari per ottenere un sample con 2 milioni di dati, 1.800 dollari per mettere le mani sull’interno archivio. Il leak è stato scoperto, verificato e riportato dal portale CyberNews.

Anche in questo caso le informazioni si limitano all’ID del profilo LinkedIn, al nome dell’utente, indirizzo email e, quindi, numero di telefono. Il social di Microsoft mette le mani davanti: «non sono solo dati nostri, è un’operazione di scraping che coinvolge più fonti». E ancora: «I nostri sistemi non sono stati violati». Praticamente è la stessa linea difensiva adottata da Facebook ieri.

Nel frattempo è già scattato l’interesse del Garante per la protezione dei dati personali della Repubblica italiana. Stesse raccomandazioni emerse dopo il leak a Facebook: il garante invita gli utenti italiani a fare attenzione a possibili campagne di phishing ed intima al social di notificare agli utenti se sono finiti vittime del leak.