Facebook ha deciso che non valga la pena di avvisare le 533 milioni di vittime i cui dati sono finiti in vendita online, ma sembra anche poco propensa a collaborare con le autorità, il tutto in barba alle leggi europee (Art. 33 GDPR) e agli accordi presi nel 2019 con la Commissione commerciale federale degli Stati Uniti (FTC)
Una portavoce della Big Tech ha riferito all’organo di stampa Reuters che il social avrebbe semplicemente intenzione di chiamarsene fuori, continuando nel frattempo a rimbrottare che la fuga di dati sia accaduta prima del 2019 e che le voragini che hanno permesso il leak siano ormai state tamponate.
La giustificazione di una simile decisione ha dell’incredibile: l’azienda non solo non sa con esattezza quali sarebbero gli utenti da contattare, ma sostiene anche che in ogni caso le vittime non potrebbero fare nulla per sistemare la situazione e che i loro dati siano ormai accessibili al pubblico.
Visto che non possono intervenire, insomma, tanto vale lasciar perdere e far spallucce. Una posizione parzialmente falsa – le persone potrebbero comunque decidere di cambiare numero di telefono o contatto di posta digitale – e che non tiene completamente conto di leggi e accordi che vanno a normare questo genere di situazioni.
Facebook non è infatti obbligata a notificare i leak agli utenti, tuttavia è forzata ad avvisare le autorità competenti, dettaglio che l’azienda ha preso un po’ alla leggera. La Commissione della Protezione Dati dell’UE ha infatti lamentato di non aver ricevuto nessun contatto diretto da parte della Big Tech e di averla dovuta cercare attraverso diversi canali, prima di riuscire a creare un canale di comunicazione.
Un trattamento simile lo avrebbe ricevuto anche la FTC, cosa che in questo caso potrebbe essere parzialmente giustificata da un sordido cavillo, ovvero che essendo la leak avvenuta prima del 2019, i patti formulati con il Governo potrebbero non essere considerarsi validi. Che sia per questo che il social ripete come un mantra che l’incidente sia vecchia storia?
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