Che i rapporti tra Jack Ma, CEO di Alibaba, e il Governo cinese non fossero più idilliaci è ormai cosa nota, tuttavia i legami tra le due parti sarebbero tanto necrotizzati che la Cina sarebbe arrivata al punto di imporre all’imprenditore di rinunciare ai suoi media e ai suoi organi di stampa.

Tra le aziende giornalistiche collegate ad Alibaba figurano infatti il sito di tecnologia 36Kr, lo Shangai Media Group e, soprattutto, il South China Morning Post, quotidiano di lingua inglese lanciato più di un secolo fa da un editore di Hong Kong e oggi una delle più popolari testate orientali su scala globale.

Jack Ma ha anche indirettamente le mani in pasta nei media statali grazie a joint venture con giganti quali lo Xinhua News Agency e i gruppi giornalistici locali delle province dello Zhejiang e dello Sichuan. Il timore manifestato dal popolo è, stando alla prospettiva offertaci dal The Wall Street Journal, che una simile potenza d’informazione possa garantirgli un’arma potente per contrastare le narrazioni governative e, magari, per promuovere i propri interessi.

Non è chiaro se Alibaba sarà costretto a cedere tutti i suoi media o se l’ancora influente CEO riuscirà infine a trovare un compromesso con la Cina, quello che è chiaro è che una simile delicata situazione si inserisce in un quadro già molto precario, un quadro in cui Jack Ma è già stato più volte accusato di “manipolare l’opinione pubblica“.

 

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