Uno studio ha rilevato che la diversificazione della fauna marina in una specifica profondità marina, la zona crepuscolare, è strettamente legata al cambiamento climatico globale. La biodiversità di questo ambiente ricco di tante varietà differenti di creature dipende dalla temperature delle sue acque. Lo studio ha preso in considerazione un periodo di tempo di 15 milioni di anni per verificare gli effetti sulla presenza dei pesci in questa zona.

Per la prima volta un team guidato da scienziati dell’Università di Cardiff è stato in grado di monitorare lo sviluppo dell’habitat più grande e meno compreso sulla Terra.

La zona crepuscolare dell’oceano si estende da 200 a 1000 metri sotto la superficie.

In un nuovo studio pubblicato oggi su Science, il team ha mostrato come la vita lì si sia consolidata e diversificata, guidata dal raffreddamento dell’oceano negli ultimi 15 milioni di anni.

 

Le nuove scoperte sollevano preoccupazioni su come la schiera di creature che vivono a queste profondità possa reagire al futuro riscaldamento degli oceani.

 

La zona crepuscolare dell’oceano, o zona mesopelagica, è la porzione di mare che si trova tra i 200 metri e i 1000 metri di profondità e le temperature variano dagli oltre 20 °C della parte superiore ai 4 °C. A questa profondità inizia a penetrare con difficoltà e non è sufficiente per permettere la fotosintesi.

In questa porzione di profondità vivono animali come pesci spada, calamari, anguille, seppie e altre creature semi-abissali.

Questa porzione di acqua marina è ricca di biomassa e biodiversità e questo permette di misurare la salute dei nostri oceani, dove la vita è possibile grazie alla materia organica che affonda dalla superficie.

I ricercatori hanno utilizzato piccole conchiglie fossili recuperate dal fango del fondo del mare per monitorare come le creature delle profondità marine sono cambiate e diversificate nel tempo e hanno creato delle simulazioni al computer che hanno permesso loro di individuare come la temperatura dell’acqua incida sulla biodiversità.

Questa prova fossile è stata in grado di mostrare molto chiaramente quanto la vita in profondità sia dipendente dalla temperatura dell’acqua di mare e come si sia evoluta nel tempo.

Durante il nostro studio, abbiamo osservato prove di specie che migrano dalla superficie verso regioni progressivamente più profonde degli oceani nel corso di un periodo di 15 milioni di anni, il che è stato sconcertante

ha detto la paleontologa Dott.ssa Flavia Boscolo-Galazzo, uno dei due autori principali dello studio.

Le profondità degli oceani che nell’arco di 15 milioni di anni  si sono raffreddati molto ha portato una maggior quantità di materia organica ad affondare più profondità fornendo più cibo, dando quindi maggiori possibilità alla vita di prosperare e di diversificarsi.

I pesci che vivono in profondità rappresentano un miliardo di tonnellate di biomassa e sono una delle principali fonti di cibo per balene e delfini e anche grandi pesci da immersione come il tonno e il pesce spada

ha detto il capo del progetto, il professor Paul Pearson, professore di ricerca onorario. presso la School of Earth and Environmental Sciences dell’Università di Cardiff

Preoccupa quindi come questi esseri possano risentire del riscaldamento delle acque.

Lo studio è stato eseguito da un team guidato da scienziati dell’Università di Cardiff e pubblicato Science.