L’Arabia Saudita ha usato i fondi di investimento pubblici per acquistare Ea, Take-Two e Activision Blizard, sborsando miliardi.

3,3 miliardi di dollari che sono stati movimentati direttamente dal principe Mohammed bin Salman (che ai tempi d’oro si faceva chiamare MBS) per inserirsi in un settore che tutto sommato lo rappresenta e che, in più, è vicino alla modernità globale.

Non una quota maggioritaria, ma comunque una presenza palpabile che va ad affiancarsi all’enorme fetta di SNK che l’Arabia Saudita si era comprata attraverso la MiSK Foundation, una non-profit impegnata a “coltivare, rafforzare e creare un ambiente sano per giovani talenti creativi”.

Bin Salman fa parte di una generazione saudita nata tra tradizioni e mondo digitale di stampo neoliberista, quella che ha visto aprire uno Starbucks davanti alla Kaʿba, l’edificio più sacro dell’Islam. Quella che, per la prima volta, si è immersa nell’intrattenimento videoludico.

Non è quindi un caso che il principe abbia deciso di investire i soldi dell’Arabia Saudita in aziende quali EA e Activision, non fosse altro perché avverte la necessità di vestire il suo Paese con dei panni cosmopoliti.

Per cercare di dimostrarsi pubblicamente aperto all’Occidente, si era impegnato a introdurre una serie di riforme della legge, ma anche a compiere propagande decisamente più scenografiche, quali l’ospitare con regolarità i match di wrestling della WWE. Tranne i match femminili, quelli sono banditi.

MBS ha inoltre un altro focus: rendendosi conto che il petrolio sia una risorsa destinata a ridimensionare la propria importanza, il principe deve trovare modi di diversificare gli interessi finanziari della nazione.

Quale miglior metodo di reinvestire gli averi di famiglia se non quello di entrare in un mercato digitale? Certo, il fatto che bin Salman sia un fan di Call of Duty può comunque influenzare.

 

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