Oggi diventa attivo il trattato globale per il disarmo nucleare, peccato che nessuna delle potenze nucleari l’abbia mai firmato.

Il trattato per la proibizione delle armi nucleari (TPNW) é stato formalmente siglato durante una conferenza delle Nazioni Unite nell’ormai lontana estate del 2017. Ora, a distanza di quattro anni, i paesi firmatari si preparano a smantellare i loro ordigni nucleari. O almeno lo farebbero, se ne fossero dotati.

Un simile, oneroso, impegno non può tuttavia che essere considerato un mero atto simbolico, visto che tutti i governi che hanno sottoscritto il TPNW – meno uno, i Paesi Bassi – non posseggono simili armamenti.

Com’é successo? Ebbene, a quella fatidica Assemblea generale delle Nazioni Unite non si é presentato nessun Governo dotato di bombe nucleari e i banchi erano perlopiù popolati dai rappresentanti provenienti dal Sudamerica e dall’Africa. La Nato ha deciso di fare fronte unito e boicottare il voto.

Rinunciare al nostro deterrente senza alcuna garanzia che gli altri facciano la stessa cosa é un’opzione pericolosa. Un mondo dove Russia, Cina, Corea del Nord e altri hanno le armi nucleari, ma la nato non le possiede, non é un mondo più sicuro,

aveva dichiarato questo novembre Jens Stoltenberg, segretario generale della Nato.

Formalmente, l’Italia non produce e non possiede armi nucleari, tuttavia partecipa al programma di “condivisione nucleare” della Nato. Quindi é vero che l’Italia non “possiede” testate nucleari, ma le stocca nei suoi magazzini a nome di terzi.

Sappiamo anche dove: un documento Nato pubblicato erroneamente nel 2019 aveva  rivelato che le testate fossero custodite nelle basi di Aviano e di Ghedi-Torre, rispettivamente nel Friuli-Venezia Giulia e in Lombardia.

Il Vaticano, uno dei Paesi che il trattato lo ha firmato, ha recentemente sottolineato quanto sia necessario muoversi verso un progressivo disarmo nucleare, ma la situazione sembra lungi dall’essere a un punto di svolta.

 

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