Nel corso di una testimonianza davanti al Congresso, un ex dirigente di Facebook ha paragonato il suo lavoro a quello di chi, negli anni 50, era incaricato di studiare come rendere le sigarette ancora più assuefacenti.

Tim Kendall è stato a lungo a capo della strategia di monetizzazione di Facebook. Questa settimana è comparso davanti alla commissione Commercio del Congresso degli Stati Uniti d’America. Nel corso della sua testimonianza, Kendall ha accusato il social di aver diviso gli americani e divorato la loro attenzione sfruttano gli stessi stratagemmi adottati dall’industria del tabacco negli anni 50.

Nella migliore delle ipotesi, abbiamo eroso la nostra capacità collettiva di comprendere i fenomeni. Nella peggiore, il mio timore è di aver contribuito a spingere il Paese sull’orlo di una guerra civile.

Ha detto, per poi aggiungere:

Volevamo spremere l’attenzione delle persone ai limiti del possibile, abbiamo preso in prestito le stesse strategie usate da Big Tobacco con l’obiettivo di rendere il nostro prodotto assuefacente fin da subito.

All’inizio l’industria del tabacco aveva semplicemente pensato di aggiungere più nicotina, ma questo non era sufficiente per far crescere il loro business ai livelli sperati. Così hanno iniziato ad aggiungere zucchero e mentolo alle sigarette, in modo da far sì che il fumo rimanesse più a lungo nei polmoni. Con Facebook abbiamo aggiunto gli aggiornamenti degli stati, la possibilità di taggare gli amici sulle foto e i like, cose che hanno creato quella cultura della reputazione [online] e degli status che hanno creato i presupposti per una crisi della salute mentale dei teenager.

Dalle parole di Tim Kendall emerge un quadro disturbante, con Facebook che viene descritta come una vera e propria impresa del male. Ma l’obiettivo non è diffondere la disinformazione, spiega Kendall. Questa è semplicemente una conseguenza delle ambizioni sconfinate dell’azienda, che nella sua testimonianza viene descritta come pronta a tutto per raggiungere nuovi utenti e monetizzare quelli già iscritti.

Permettere la diffusione della disinformazione, le notizie false e le teorie del complotto: è come con i broncodilatatori dell’industria del tabacco, le sostanze che permettono al fumo di coprire un’area più vasta dei polmoni aumentando la dipendenza. Ma quei contenuti, per quanto incendiari, non sono mai sufficienti.

L’ex dirigente di Facebook ha anche sostenuto che non esistono veri incentivi per interrompere queste pratiche. «Tutto questo avrà fine solo quando ci saranno sanzioni penali ed economiche importanti, fino ad allora Facebook non avrà motivi per fermarsi».

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