Anche Altaforte finisce nel tritacarne delle policy di Facebook contro l’incitamento all’odio. Altaforte è la casa editrice di CasaPound, era già finita al centro della polemica durante il Salone del Libro del 2019.

Per il momento, come spesso succede quando Facebook applica le sue policy, i dettagli sono molto pochi. I promotori di Altaforte hanno spiegato di aver ricevuto un avviso che, in termini molto vaghi, parla di «incitamento all’odio».

In passato Altaforte, ricorda Il Post, aveva già avuto qualche problema con Facebook. Le misure fino ad oggi avevano riguardato post singoli.  La casa editrice ha appena pubblicato l’ultimo libro di Simone Di Stefano, l’ex candidato di CasaPound a Palazzo Chigi. Sempre Altaforte aveva anche pubblicato una controversa biografia dedicata a Matteo Salvini — biografia che all’epoca, nonostante se ne fosse parlato molto, era andata maluccio in termini di vendite.

Di Altaforte, vista la sua identità esplicitamente di estrema-destra, si era anche parlato in occasione del Salone del Libro del 2019. Alcuni attivisti di sinistra si erano accorti che tra le case editrici ospitate dalla manifestazione —con uno stand rigorosamente pagato—  c’era anche quella di CasaPound, notizia che aveva polarizzato l’opinione pubblica, con chi accusava l’evento di promuovere il fascismo, da una parte, e chi si era lanciato in un’apologia della libertà d’espressione dall’altra.

 

 

Non è chiaro cosa abbia portato al ban di Facebook, né se ci sia stato un particolare elemento scatenante. In questi giorni il social network sta prendendo misure radicali contro un’ampia lista di movimenti e organizzazioni accusati di perseguire politiche di estrema destra, a prescindere dalla loro condotta sul social.

Proprio oggi, in seguito ad un’inchiesta di Al Jazeera, Facebook ha bannato permanentemente diverse pagine di band punk e black metal accusate di razzismo: