Il 15 luglio del 1945 Oppenheimer inviò il seguente messaggio al pool di scienziati che, a Los Alamos, avevano la direzione dei gruppi di ricerca. “Ogni data, dopo il 15, potrebbe essere buona per la nostra gita di pesca. Poiché non abbiamo abbastanza sacchi a pelo, è meglio che non portiate nessuno con voi”.

Il 16 luglio 1945, alle 5:29 del mattino, nel poligono di Alamogordo scattava l’operazione Trinity , la prima bomba al plutonio ( nome della bomba: “Gadget”), fu fatta detonare nel deserto del New Mexico, fondendo la sabbia e creando un enorme cratere. Oppenheimer fu uno dei quattro scienziati del comitato che raccomandò l’uso della bomba contro il Giappone, decisione di cui, in seguito, si sarebbe pentito. Il 6 agosto, Gli Stati Uniti sganciarono una prima bomba atomica su Hiroshima, seguita tre giorni dopo da una seconda su Nagasaki. Il 10 agosto, la guerra finì con la resa del Giappone. Il conto delle vittime delle due bombe atomiche fu di centoquarantamila morti nel 1945 e di altri sessantamila decessi in seguito agli effetti a lungo termine dell’esplosione nel corso dei cinque anni che seguirono.

Sono diventato Morte, il distruttore di mondi.

Julius Robert Oppenheimer nasce il 22 aprile 1904 a New York. Figlio maggiore di Ellie Friedman insegnante e pittrice e Julius Oppenheimer, un immigrato ebreo che, nel 1888, era giunto negli Stati Uniti dalla Germania, uomo d’affari di successo.
Robert visse un’infanzia privilegiata e frequentò l’ Ethical Culture School a Manhattan. Come molti bambini particolarmente dotati, si sentiva più a suo agio con gli adulti che con i coetanei e a dodici anni fu accettato alla Società Mineralogica di New York, i cui membri avevano creduto che fosse un adulto leggendo le sue lettere. Oppenheimer aveva una memoria straordinaria, imparò numerose lingue alle scuole superiori e ottenne a 17 anni il diploma di maturità con la votazione più alta nel 1921.

In seguito si iscrisse all’università di Harvard, dove fu accettato benché il prevalente antisemitismo, scegliendo inizialmente la chimica come materia principale. Ben presto, però, cominciò a interessarsi alla fisica e si laureò summa cum laude nel 1925 all’età di 21 anni. Dopo la laurea prosegui gli studi grazie ad un assegno di ricerca presso il laboratorio Cavendish, a Cambridge, ma il suo soggiorno in Inghilterra non fu particolarmente positivo, in quanto segnato dall’instabilità emotiva. Ciononostante, in questo periodo Oppenheimer capì che non era uno sperimentalista e da allora si concentrò sulla fisica teorica.

Nel 1926 si trasferì all’università di Gottingen, dove incontrò alcuni degli scienziati che stavano riformulando la teoria della meccanica quantistica: Max Born, Werner Heisenberg e Wolfgang Pauli. Dopo aver conseguito il diploma di dottorato nel 1927, Oppenheimer rimase in Europa e divenne uno dei primi a lavorare sula teoria quantistica applicata all’elettrodinamica, il suo lavoro più importante, in collaborazione con Max Born, portò allo sviluppo di una teoria del comportamento molecolare che divenne nota come approssimazione Born-Oppenheimer. E’ interessante notare che il giovane Oppenheimer non andava a genio a Born, che lo trovava assai “arrogante”.

Quando Oppenheimer torno negli Stati Uniti, nel 1929, la sua reputazione di autorità nel campo della nuova fisica quantistica si era già diffusa. Assumendo un posto di professore sia all’università di Berkeley sia al California Institute of Tecnology di Pasadena, attrasse un gran numero di studenti laureati e ricercatori post-dottorato. Secondo il suo amico Hans Bethe, a Caltech “Oppenheimer creò la più grande scuola di fisica teorica che gli Stati Uniti abbiano mai visto“. Oppenheimer comprò un ranch nel New Mexico e si creò l’immagine di uomo amante delle attività all’aria aperta, cosa che compensò una sua certa fragilità giovanile. Nel corso degli anni Trenta, scrisse degli importanti articoli scientifici sulla teoria del positrone, la prima “antiparticella” – la controparte dell’elettrone, la cui esistenza era stata predetta da Paul Dirac nel 1930 e verificata sperimentalmente nel 1932. In generale dimostrò una grande capacità di valutare e prevedere i rapporti tra fisica teorica e sperimentale, che gli sarebbe tornata utile in quello che divenne l’incarico principale della sua carriera.

Allo scoppio del secondo conflitto mondiale in Europa, si cominciò a considerare l’idea di costruire un ordigno a fissione nucleare; il progetto acquistò slancio quando gli Stati Uniti entrarono in guerra, alla fine del 1941. Negli anni precedenti, Oppenheimer aveva già intrapreso delle ricerche in campo nucleare e uno dei suoi primi contributi al progetto fu stimare la quantità di uranio ( isotopo U-235 ) necessario per costruire una bomba atomica.

In un certo senso basilare che nessuna volgarità, umorismo o esagerazione possono dissolvere, i fisici hanno conosciuto il peccato; e questa è una conoscenza che non si può perdere

Oppenheimer eccelleva per chiarezza di idee, capacità di sintesi, intuizione e doti organizzative, perciò, verso la fine del 1942, il Governo degli Stati Uniti lo chiamò a dirigere il Progetto Manhattan, divenne quindi il direttore della nuova struttura di ricerca di Los Alamos, il laboratorio top-secret associato al Ministero della Ricerca e dello Sviluppo Scientifico dove fu costruita la bomba atomica. Oppenheimer riuscì a conquistare la fiducia degli scienziati coinvolti nel progetto, molti dei quali erano immigrati europei, e la sua capacita di ottenere risultati pratici a partire dalla teoria colpì favorevolmente l’esercito statunitense. Pur non avendo esperienze nel campo dell’amministrazione, diede prova di notevoli capacità organizzative e seppe coordinare in modo utile la collaborazione con le università. Noto con il nome di Mr. Bradley, diresse le operazioni di circa quattromilacinquecento ricercatori. L’unico inconveniente per il governo era la sua coscienza politica: fino allo scoppiare della guerra, infatti, Oppenheimer si era professato pacifista.

La totale segretezza degli anni a Los Alamos si rovesciò in travolgente popolarità per Oppenheimer che dalla fine della guerra ai primi anni ’50 godette di enorme prestigio negli Stati Uniti. Tuttavia, come altri scienziati, fu attraversato dal dubbio di aver aperto le porte su uno scenario incontrollabile. Non fece parte dei movimenti anti-atomici, come Joseph Rotblat o Einstein, ma si oppose, come consigliere scientifico del governo, alla costruzione della Bomba H, la bomba all’idrogeno, fortemente promossa da Edward Teller, suo collega a Los Alamos. Fu il giro di boa, anche abbastanza improvviso. Su Oppenheimer spuntarono articoli e dossier che ripescavano nelle sue frequentazioni socialiste del passato, senza risparmiare altri componenti della sua famiglia.
Nel 1954, in pieno maccartismo, Oppie subì anche un processo.
Abbandonò ovviamente ogni incarico, mentre a Princeton le autorità accademiche non ebbero problemi ad affidargli l’incarico di direzione dell’Institute for Advanced Study, incarico che conservò fino al 1967, anno della morte.
Nel 1961 fu John F. Kennedy che riabilitò lo scienziato, invitandolo alla Casa Bianca per consegnargli il Premio Fermi.

Non prendete la vita troppo sul serio, comunque vada non ne uscirete vivi.

Nel corso della sua vita, Oppenheimer coltivò una vasta gamma di interessi al di fuori della fisica. Si dilettava di psicanalisi, studiava il sanscrito e il greco antico e le sue tendenze moderate di sinistra erano particolarmente serie e per nulla insolite negli anni Trenta. Sua moglie, Katherine Puening Harrison, sposata nel 1940, era la vedova di un comunista ucciso durante la Guerra Civile Spagnola. Le posizioni cosmopolite di Oppenheimer gli causarono problemi solo nel clima di diffidenza tipico degli anni Cinquanta. La sua generosità era notevole: organizzava di frequente feste per i suoi allievi e li invitava a cena in ottimi ristoranti. Oppenheimer era talmente popolare tra gli studenti che spesso essi imitassero le sue maniere, il suo accento e la sua pipa. Fu scelto dal generale Leslie Groves, che era al corrente delle sue simpatie socialiste praticate negli anni ’30, ma che allo stesso tempo riteneva fosse l’unico in grado di organizzare il lavoro di centinaia di scienziati impegnati in una drammatica corsa con il tempo, nella convinzione – apparsa definitivamente infondata solo nella primavera del 1945 – che i nazisti fossero vicini alla costruzione di un loro ordigno nucleare.
Oppie (questo un suo amichevole soprannome) era un eccezionale organizzatore e uno scienziato in grado di comprendere in profondità le varie aree di ricerca sviluppate dal vasto team di Los Alamos. Forse privo di intuizioni scientifiche brillanti ma pervaso da una smisurata ambizione e “sacro zelo scientifico”.
Oppenheimer è stato il primo a capire l’effetto tunnel quantistico, con le sue ricerche si è avvicinato alla scoperta del positrone, portò avanti la teoria sulle piogge di raggi cosmici, e verificò il collassamento di grandi stelle causato dalla forza gravitazionale. L’effetto tunnel è alla base del funzionamento di non pochi dispositivi elettronici quali giunzioni Josephson (1963), SQUID (1964), memorie non volatili allo stato solido quali EPROM, EEPROM, memorie flash, ma anche i dispositivi a punti quantici quali i transistor a singolo elettrone (Single Electron Transistor, SET). Un’altra importante applicazione di tale effetto è il microscopio a scansione a effetto tunnel (STM) inventato e realizzato per la prima volta presso il laboratorio IBM di Zurigo da Gerd Binnig e Heinrich Rohrer (1981).

Oppenheimer morirà – nel 1966 gli sarà diagnosticato un cancro alla gola – il 18 febbraio 1967 a Princeton.

Fonte: Wiki|Eng