Il costante monitoraggio della caldera di Yellowstone, che si trova sotto il parco nazionale omonimo in USA, ha registrato 170 piccoli terremoti negli ultimi 28 giorni. Tutte scosse relativamente deboli, ma che allertano gli esperti.
Secondo alcuni vulcanologi che seguono costantemente la caldera, infatti, non è l’intensità di un terremoto ad essere indicativa circa la possibilità che un vulcano possa esplodere, ma la frequenza delle scosse telluriche.
Come spiega il professore Scott Burns della Portland State University Geology, “se rilevi sciami sotto un vulcano funzionante, l’ipotesi di lavoro è che il magma si stia muovendo là sotto”. Ci sono tuttavia anche pareri diversi. Secondo Jamie Farrell dell’Università dello Utah, infatti, queste scosse rappresenterebbero semplicemente parte del ciclo naturale per la caldera di Yellowstone, niente di cui doversi preoccupare quindi.
A suffragare quest’ultima analisi sono anche i dati sciorinati dal National Park Service, secondo il quale lo Yellowstone registra circa 700 terremoti all’anno.
Quasi tutti i terremoti a Yellowstone sono eventi di fragilità causati da rotture delle rocce a causa di stress crostali – fanno sapere da USGS, agenzia scientifica del Governo degli Stati Uniti che verifica le minacce naturali del Paese – Sebbene guardiamo Yellowstone da anni, nessuno ha ancora identificato eventi a lungo termine comunemente attribuiti al movimento del magma.
Se si osservano eventi a lungo termine, ciò NON significa che Yellowstone si sta preparando a scoppiare. I terremoti di lungo periodo si verificano comunemente su altri vulcani del mondo, compresi i vulcani in California, che non sono scoppiati da secoli o millenni.
E l’ultima volta che lo Yellowstone è “scoppiato”, su larga scala, è stato 640 mila anni fa circa. Al momento, secondo l’USGS, le probabilità che ci sia un’eruzione della caldera di Yellowstone è di uno su 730 mila.