Con un pianeta sempre più caldo a causa dei cambiamenti climatici, in futuro, per i prossimi 80 anni secondo un recente studio, si potrebbero verificare sempre più spesso venti forti in grado di scatenare onde estreme, soprattutto per quanto riguarda l’Oceano Antartico.
È quanto emerge da uno studio condotto dai ricercatori dell’Università di Melbourne, i quali hanno simulato il mutevole clima terrestre in diverse condizioni di vento, ricreando migliaia di tempeste per valutare l’entità e la frequenza di eventi estremi.
Secondo lo studio, qualora le emissioni globali di anidride carbonica non dovessero subire un calo significativo, si verificherà un incremento fino al 10% della frequenza e dell’entità delle onde estreme nelle regioni oceaniche. Al contrario, i ricercatori hanno scoperto che vi sarebbe un incremento significativamente inferiore laddove si dovessero prendere misure efficaci per ridurre le emissioni e la dipendenza dai combustibili fossili.
In entrambi gli scenari, tuttavia, l’incremento delle onde estreme si verificherebbe in modo più marcato nell’Oceano Antartico. Il professor Ian Young, ricercatore di ingegneria delle infrastrutture dell’Università di Melbourne, sottolinea come un numero maggiore di tempeste e onde estreme comporterebbe – tra i suoi effetti – l’innalzamento del livello del mare e, di conseguenza, danni alle infrastrutture.
Circa 290 milioni di persone in tutto il mondo vivono già in regioni in cui vi è una probabilità dell’1% di inondazioni ogni anno – ha affermato il professor Young – Un aumento del rischio di eventi con onde estreme può essere catastrofico, poiché tempeste più grandi e più frequenti causeranno più inondazioni ed erosione delle coste.