Un fossile recentemente ritrovato della coda dello Spinosaurus, uno dei più grandi predatori che hanno calpestato l’era dei dinosauri, estende le nostre conoscenze su come e dove vivevano i dinosauri cambiando alcune conoscenze sull’evoluzione.

È uno dei dinosauri più strani mai rinvenuti e scoperti e la sua storia è sempre stata presa in esame per cercare di capire come vivessero questi grandi animali nell’era del Cretaceo.

Lo Spinosaurus aegyptiacus più lungo di un Tyrannosaurus rex adulto, un predatore di 15 metri e sette tonnellate, era dotato di una grande pinna sul dorso e un muso allungato simile a quello di un coccodrillo, irto di denti conici. Per decenni le ricostruzioni del suo corpo massiccio presentavano una lunga coda che si assottiglia come quella di molti dei suoi parenti teropodi.

Un dinosauro con la coda che forse somiglia a un gigantesco osso di pinna natatoria: una delle macchine potenzialmente più letali che hanno solcato il terreno del pianeta Terra. La coda dello Spinosaurus, grande che sono necessari cinque tavoli per disporla in tutta la sua lunghezza, molto probabilmente è il più estremo adattamento acquatico mai visto in un grande dinosauro. La sua scoperta in Marocco estende le nostre conoscenze su come uno dei gruppi di animali terresti più dominanti della terra viveva e prosperava.

 

Lunghe spine ossee sporgono dalle vertebre caudali dello Spinosaurus. .
(Fotografia di Paolo Verzone, ©NATIONAL GEOGRAPHIC)

 

Molte delle vertebre della coda presentano delicate sporgenze di circa 60 cm, che le conferiscono il profilo di un remo (altro elemento importantissimo che consente a questo animale di avere un ruolo nel mondo acquatico importante). Verso l’estremità della coda, le protuberanze ossee che aiutano la congiunzione delle vertebre adiacenti praticamente scompaiono, permettendo alla punta della coda di ondulare in modo da spingere in avanti l’animale nell’acqua.

Lo Spinosaurus era un dinosauro che ha tentato di sviluppare una coda da pesce

L’adattamento probabilmente lo aiutava a spostarsi nel vasto ecosistema fluviale in cui viveva o anche a scagliarsi sugli enormi pesci che probabilmente cacciava.

Fondamentalmente questo era un dinosauro che ha tentato di sviluppare una coda da pesce”, afferma Nizar Ibrahim – un Emerging Explorer di National Geographic –  che ha guidato i ricercatori nell’analisi dei fossili.

La domanda che tutti si facevano, soprattutto studiando la struttura dello Spinosaurus era, quanto si fossero avvicinati i grandi dinosauri predatori alla vita acquatica? Nel 2014 alcuni ricercatori guidati appunto da Nizar Ibrahim affermarono che questo predatore fosse il primo dinosauro confermato semiacquatico, un’ipotesi rigettata da altri colleghi invece che misero in dubbio che i fossili che la squadra di Ibrahim stava studiando fossero effettivamente di uno Spinosaurus, e addirittura che appartenessero a uno stesso esemplare.

 

 

All’epoca in cui viveva lo Spinosaurus, nel periodo del Cretaceo, diversi gruppi di dinosauri si erano evoluti per vivere anche in ambienti marini, come ad esempio gli ittiosauri e i plesiosauri a collo lungo. Ma questi dinosauri appartengono a un altro ramo della famiglia dei rettili, mentre i veri dinosauri come lo Spinosaurus si sono sempre creduti essere creature terrestri. Si pensava questo prima dell’ultima scoperta.

I fossili ritrovati portano delle prove concrete sul fatto che lo Spinosaurus potesse nuotare

I frammenti di coda rinvenuti in Marocco portano delle prove evidenti che lo Spinosaurus non solo si sapeva muovere egregiamente sulla terra ma era anche capace di grandi movimenti acquatici. Complessivamente dopo gli studi di questi ritrovamenti i paleontologi ad oggi suggeriscono che il gigantesco Spinosaurus passasse molto tempo sott’acqua, forse cacciando le prede come un enorme coccodrillo.
“Questa coda non lascia dubbi”, afferma il membro del team Samir Zouhri, paleontologo dell’Université Hassan II, “questo dinosauro poteva nuotare”. Senza dubbio questo rende ancora più misteriosa la vita di questo particolare animale che ha affascinato scienziati e ricercatori da sempre.