Entro la fine del secolo – ma con i primi effetti già entro il 2030 – la biodiversità a livello mondiale è in serio pericolo a causa del riscaldamento globale. A lanciare l’allarme un recente studio condotto dai ricercatori dell’University College London e pubblicata sulla rivista scientifica Nature.

Se le emissioni di gas serra non saranno ridotte, il destino – si legge nella ricerca degli studiosi britannici – è che il riscaldamento globale causerà una perdita “catastrofica” di biodiversità, in tutto il mondo. Alcuni ecosistemi (ad esempio, negli oceani tropicali) potrebbero già collassare fra soli 10 anni, entro il 2030. Il recente sbiancamento di massa delle Grande Barriera Corallina in Australia ne è un campanello d’allarme piuttosto eloquente.

Gli scienziati prevedono che, con il livello attuale di emissioni provocate dall’uomo, la temperatura terrestre salirà di 4° C entro il 2100. Ciò significa – come scrivono i ricercatori su Nature – che il 73% delle specie viventi sperimenterà un riscaldamento senza precedenti, con effetti potenzialmente disastrosi.

Lo scenario potrebbe essere questo: trovandosi di fronte, in un tempo relativamente breve, a temperature molto più alte rispetto a quelle cui sono abituate, diverse specie animali potrebbero persino estinguersi poiché non avrebbero il tempo di evolversi per gestire una condizione climatica tanto diversa. Sempre secondo lo studio dell’University College London, con 4° C in più, il 15% delle specie animali potrebbero ritrovarsi in un habitat devastato da danni irreversibili.

Dalle Nazioni Unite è stato già riferito che l’umanità deve ridurre le emissioni di gas serra del 7,6% all’anno fino al 2030. L’obiettivo è di impedire che il riscaldamento globale superi 1,5 °C.