Grazie ai raggi X del telescopio Chandra è stato possibile raccogliere dati per restringere il campo per la ricerca degli assioni, le particelle tipiche della teoria delle stringhe.

Un team di ricercatori ha utilizzato il telescopio spaziale Chandra della NASA per individuare gli assioni, particelle elementari la cui esistenza è ipotizzata nella teoria delle stringhe: la teoria che più si avvicina a spiegare la Teoria del Tutto. La ricerca non ha dato i risultati sperati: gli assioni non sono stati individuati ma i risultati comunque forniscono gli elementi per restringere il campo di ricerca di queste particelle.

La teoria del tutto è quella teoria che si prefissa di unificare tutte le leggi della fisica generando un’unica teoria che spiegherebbe l’intero Universo: unire tutte le forze, le particelle e le loro interazioni in un’unica legge.

 

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Tante sono le teorie che tentano di costruire la Teoria del Tutto e la più promettente è la teoria delle stringhe dove si fa riferimento proprio agli assioni.

Gli assioni sono delle ipotetiche particelle elementari senza carica elettrica e di massa infinitamente piccola che interagiscono con gli altri elementi come elettroni e protoni solo debolmente ed è per questo che sono considerate particelle praticamente invisibili.

Alcuni scienziati pensano che gli assioni potrebbero spiegare la misteriosa materia oscura che rappresenta la stragrande maggioranza della materia nell’universo.

Un’altra proprietà di queste particelle è che potrebbero convertirsi in fotoni mentre attraversano campi magnetici o viceversa i fotoni in assioni in determinate condizioni. La frequenza con cui avviene questa trasformazione è data dalla loro convertibilità, cioè la loro capacità di trasformazione.

L’esistenza di queste particelle non è ancora stata dimostrata sperimentalmente e il gruppo di ricercatori ha cercato tracce della loro presenza attraverso l’occhio a raggi X di Chandra cercando le conversioni di queste particelle nei segnali elettromagnetici prodotti dagli ammassi di galassie.

In particolare lo studio si è concentrato sulle immagini del buco nero supermassiccio all’interno dell’ammasso di Perseo a circa 240 milioni di anni luci dalla Terra.

Le osservazioni però non hanno portato a nessuna scoperta di assioni.

Per gli scienziati però questo risultato negativo è stato comunque un risultato.

La non scoperta ha permesso infatti di restringere l’insieme delle condizioni necessarie per la validazione della teoria delle stringhe.

 

Il lavoro è stato pubblicato su The Astrofisical Journal.