Lucca Comics & Games 2019 ha avuto tra i suoi protagonisti la serie The Witcher prodotta da Netflix, tratta dall’omonima saga di Andrzej Sapkowski e in arrivo sulla piattaforma dal prossimo 20 Dicembre. Abbiamo avuto occasione di scendere un pochino di più nei dettagli, intervistando il produttore esecutivo Tomek Baginski, il production designer Andrew Laws e il costume designer Tim Aslam.

The Witcher sembra essere la serie fantasy più attesa del 2019. Lucca Comics & Games 2019 ha dedicato alla nuova serie di Netflix più di un evento, a cominciare dal panel con l’autore Andrzej Sapkowski e continuando con gli incontri con la showrunner Lauren Schmidt Hissrich e le attrici protagoniste Anya Chalotra (Yennefer) e Freya Allan (Ciri), in occasione del quale è stato presentato il nuovissimo trailer che ha lanciato la data di uscita della serie, il 20 Dicembre.

 

E poi due installazioni dedicate al mondo di The Witcher: da una parte la ricostruzione de Il Continente, che ha permesso ai visitatori della fiera di immergersi all’interno delle suggestive atmosfere della serie, partecipando ad una vera e propria quest; dall’altra parte la mostra con i costumi originali della serie, per “toccare con mano” ciò che dal libro diventa realtà.

 

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E parlando proprio di realtà, creazione e trasposizione, durante il Lucca Comics abbiamo avuto anche modo di scambiare quattro chiacchiere con gli addetti alla produzione, effetti speciali e costumi della serie, per poter scivolare ancora di più nel lato tecnico di questa grande trasposizione.

 

The Witcher

 

Non è mai facile trasporre al cinema o in serie il fantasy, né tanto meno rendere “in carne ed ossa” una saga con attorno a sé un fandom così importante come quello di The Witcher; basti anche solo pensare a saghe fantasy come Game of Thrones, Harry Potter o Il Signore Degli Anelli dove è davvero impossibile accontentare del tutto i lettori.

Partendo proprio da questo, abbiamo cercato di capire cosa ne pensano più nello specifico proprio il produttore esecutivo Tomek Baginski, il production designer Andrew Laws e il costume designer Tim Aslam.

 

The Witcher

 

Il primo a rispondere è stato proprio Tomek Baginski:

L’esperienza di The Witcher è stata fantastica, e il suo fandom così affezionato, la pressione che inevitabilmente ci trasmetteva, ci ha permesso di lavorare con ancora più responsabilità, dandoci la spinta necessaria per fare del nostro meglio. Non ci crederete, ma il momento più bello è stato proprio quando abbiamo presentato il lavoro a Andrzej Sapkowski.

È una persona molto particolare, ironica, ma anche seria.

Inizialmente si è mostrato dubbioso nei confronti del progetto, ma successivamente più gli veniva mostrato del materiale più il suo entusiasmo si faceva tangibile.

Alla fine ci ha definiti “veri professionisti” e ciò non può che renderci orgogliosi.

 

Sul fatto che Andrzej Sapkowski sia una persona “particolare” non ci piove, e questo ha infatti suscitato l’ilarità della piccola tavolata di giornalisti riuniti attorno ai tre. Al tempo stesso c’è da dire che, a differenza di quanto avvenuto per i giochi, Sapkowski si è mostrato essere ben più attivo in questa trasposizione, dando fin da subito la sua benedizione.

La stessa showrunner, quando l’abbiamo incontrata e intervistata, ha confermato che il suo rapporto con Andrzej è stato fin da subito dei più sereni, riscoprendosi sulla stessa lunghezza d’onda. Inoltre, l’autore, ha voluto vedere solo lo stretto necessario della serie, volendosi godere il piatto completo e finale – come tutti noi – dal 20 Dicembre.

 

Ma per quanto Andrzej Sapkowski non sia un grande fan della saga videoludica – più per “colpa sua” che per mancanza di fedeltà del gioco – inutile negare che CD Projekt Red in questa sede ha un valore fondamentale. Senza il successo dei giochi, probabilmente, non staremmo neanche qui a parlare di una trasposizione sul piccolo schermo di The Witcher.

 

The Witcher

 

A questo proposito, Baginski dice:

La serie ha come base i libri, quindi in comune con il gioco – a livello di narrativa – non avrà nulla, ma posso dirvi che tutti noi dello show abbiamo giocato alla serie di CD Projekt Red, quindi, l’influenza dei videogiochi si è fatta sentire.

Videogiochi che erano riusciti a realizzare perfettamente il mondo, gli ambienti e le atmosfere magiche del romanzo. Certo, tanto lavoro, ma anche molto più semplice creare tutto questo per un gioco, a differenza degli ostacoli che, invece, una produzione deve affrontare quando si tratta di un genere come il fantasy. Da questo punto di vista, come si sono mossi? Tanto CGI e green screen o si è preferito optare per una concretezza maggiore? A questo proposito ci rispondere Andrew Laws, production designer della serie:

Fin dall’inizio c’è stato un grosso desiderio di realizzare un mondo che fosse il più realistico possibile. Volevamo filmare il più possibile direttamente con l’occhio della telecamera, senza ricorrere o abusare dell’uso di VFX. Volevamo la complicità dello spettatore e anche degli attori, mentre l’uso degli effetti speciali – per quanto a volte necessario – da una sensazione di distacco ed alienazione.

Questa è una storia con i piedi per terra, molto viscerale, i personaggi sono molto importanti, quindi era importante anche per noi che il pubblico lo percepisse senza distrazioni con gli effetti speciali.

Vogliamo farvi sentire spalla a spalla con Geralt, vicini e presenti a lui. Vogliamo farvi avvertire il pericolo quando si avvicina, proprio come se foste con loro.

E per fare questo dovevamo permettere ai nostri attori di sentire la stessa sensazione, combattendo, interagendo con qualcosa di reale e non invisibile.

Certo, alcuni mostri e personaggi sono completati dagli effetti speciali, ma abbiamo tentato quanto più possibile di renderli concreti durante le riprese.

 

The Witcher

 

Al discorso si lega anche Baginski che continua:

Son d’accordo con quello che ha detto Andrew; infatti, quando in scena c’era un mostro o qualcosa che richiedesse l’uso di effetti al computer, solitamente c’era un attore in costume per rendere la scena più vera possibile. Abbiamo cercato di essere più organici possibile nella messa in scena.

 

Parlando di realizzazione scenica, una parte fondamentale della riuscita finale sono naturalmente i costumi, proprio come dice lo stesso costume designer Tim Aslam:

Non vuoi che i personaggi risaltino all’interno del mondo, vuoi che sembrino tutt’uno con esso, costumi e ambientazione devono andare pari passo. Non volevamo costumi che lasciassero lo spettatore a bocca aperta ma, appunto, volevamo abiti che puntassero alla credibilità. Inoltre, dovevamo rendere gli abiti anche piuttosto comodi – nel possibile – per gli attori.

L’armatura di Geralt non doveva essergli di impiccio, ma doveva consentirgli di muoversi bene, essere credibile e in armonia. Puoi essere scenico quanto vuoi e stupire il tuo spettatore, ma se poi quel personaggio si muoverà con far goffo per colpa di ciò che gli hai messo addosso, avrai reso vano qualsiasi sforzo.

In un videogioco, per dire, questo problema non sussiste; in una serie si e, se vuoi che funzioni, ci vedi fare i conti fin da subito.

Sulla carta sembrerebbe che i buoni propositi ci siano davvero tutti.

E al primo posto, anche facendo un veloce paragone con quanto detto dalla stessa showrunner, si è tenuta la fedeltà ai libri ma, soprattutto, l’interazione col pubblico, tanto quello già vicino alla saga di The Witcher quanto il neofita.

Dobbiamo però fare i conti con gli inevitabili limiti ed ostacoli che una serie di questo tipo porta inevitabilmente. Limiti produttivi di cui bisogna tenere conto e che decretano o meno la riuscita di una serie.

 

The Witcher

 

Volere è potere, certo, ma non sempre è possibile realizzare tutto secondo i piani e il compromesso, in questo caso, è sempre dietro l’angolo.

A risponderci sull’argomento c’è Andrew Laws:

Il processo di progettazione richiede sempre qualche compromesso, ci possono essere limiti fisici su quello che si può fare, limiti monetari, il tempo è un grosso limite molto spesso.

A volte capita di partire con un’idea, poi andando avanti ci si rende conto che non sarà possibile realizzare quello che si era pensato in partenza, ma spesso capisci che in questo processo di ricerca di un’alternativa finisci col trovare un’idea migliore di quella in partenza.

Ad esempio, le location sono una cosa che è stata realizzata in modo diverso dall’idea iniziale. Non puoi partire cercando un’immagine su Google e dire “Ok, è questa che voglio!”, dovrai prima capire se il luogo dove girerai te lo permette o meno.

Altre volte siamo scesi a compromessi sull’idea originale perché ci siamo resi conto che sarebbe stato difficile per gli attori risaltare in quel tipo di scenario; ad esempio, c’era una location che in fotografia era qualcosa di incredibile, da togliere il fiato, ma sul momento delle riprese ci siamo accorti che raccontare la nostra storia in quella location con gli attori non sarebbe stato fattibile.

Quindi devi farti un po’ di conti e capire cosa ti serve, cosa hai e come lo puoi usare.  Da lì poi è possibile fare eventuali considerazioni e, quindi, cercare l’idea migliore per ottenere il risultato più verosimile possibile.

 

The Witcher

 

Sul finale del nostro incontro non abbiamo potuto fare a meno di chiedere dei piani per il futuro e se, in cantiere, c’è già l’ipotesi per una seconda stagione.

Per quanto la risposta non dia un vero e proprio verdetto, ci è stato fatto ben capire che il potenziale c’è.

Tutti vorrebbero continuare la propria serie all’infinito, o almeno per un po’ di stagioni. Per ora possiamo dirvi molto poco [ridono], ma aspettiamo Dicembre e vediamo cosa ci direte voi stessi!

 

 

The Witcher sarà disponibile su Netflix dal 20 Dicembre.