Uno studio di prossima pubblicazione suggerisce un metodo per individuare l’eventuale presenza di wormhole all’interno dei buchi neri.

Il gruppo di scienziati autori dello studio lo ha sviluppato al fine di determinare se Sagittarius A*, il buco nero supermassivo al centro della nostra galassia, ospiti o meno un wormhole.

Se tali wormhole esistessero, le stelle dall’altra parte eserciterebbero presumibilmente un’influenza gravitazionale sottile, ma rilevabile su quelle dalla parte dell’osservatore.

I buchi neri sono considerati come potenziali dimore per wormholes, poiché condividono le loro stesse estreme condizioni di esistenza.

Il metodo si basa sulla teoria che se tali wormhole esistessero, le stelle dall’altra parte eserciterebbero presumibilmente un’influenza gravitazionale sottile, ma rilevabile su quelle poste dalla parte dell’osservatore.

Dejan Stojkovic della University at Buffalo e coautore dello studio, spiega:

Se le particelle possono attraversarli, anche i campi, come quello elettromagnetico e quello gravitazionale, possono. Quindi se io mi sedessi sul bordo di un wormhole, potrei percepire cosa c’è dall’altro lato.

 

Sagittarius A

 

Monitorando quindi le stelle visibili vicino a Sagittarius A*, come la stella S2 che si trova a 17 ore luce dal buco nero, gli scienziati potranno cercare di individuare piccole, ma percettibili accelerazioni causate dalla eventuale presenza del wormhole.

Se la loro esistenza venisse confermata, si dovrà poi chiarire se si trattino di connessioni tra due punti dello stesso universo o di connessioni tra due differenti universi paralleli.

Per gli scienziati tuttavia questa è solo una domanda accademica, in quanto entrambi gli scenari produrrebbero effetti misurabili comprovando il metodo sviluppato.