Enormi buchi neri sono stati messi in luce da una speciale mappa, grazie alle onde gravitazionali. Uno studio internazionale condotto dagli astronomi della Swinburne University of Technology ha creato delle mappe piuttosto dettagliate mostrando tutte le onde gravitazionali presenti nell’universo almeno fino al giorno d’oggi.

Lo studio è molto interessante e ha prodotto il più grande rilevatore di onde gravitazionali su scala galattica mai realizzato fino al giorno d’oggi. Inoltre, questo studio ha anche mosto in evidenza alcune increspature invisibili ma molto veloci nello spazio che però potrebbero essere utili a svelare alcuni misteri dell’universo.

Le onde gravitazionali permettono di scoprire i buchi neri presenti nell’universo

Lo studio condotto da un team di astronomi della Swinburne University of Technology ha posto in evidenza delle informazioni molto interessanti sui buchi neri più grandi dell’universo, su come questi abbiano plasmato l’universo. Stando alle parole del ricercatore nonché autore dello studio, il Dott. Matt Miles, questa nuova ricerca apre nuove strade alla comprensione dell’universo dove viviamo.

Gli scienziati sentono per la prima volta le onde gravitazionali che attraversano l’universo Gli scienziati sentono per la prima volta le onde gravitazionali che attraversano l’universo

Studiare lo sfondo ci consente di sintonizzarci sugli echi degli eventi cosmici nel corso di miliardi di anni“. Queste le parole del Dott. Miles, il quale ha aggiunto che questa ricerca è importante perché rivela come le galassie e l’universo si siano evoluti nel corso del tempo. Ma non finisce qui, visto che questo studio ha anche messo in evidenza l’esistenza di segnali di onde gravitazionali provenienti dalla fusione di buchi neri supermassicci, catturando un segnale più potente. “Sappiamo che ci sono buchi neri supermassicci che si stanno fondendo, ma ora stiamo iniziando a chiederci: dove sono e quanti ce ne sono là fuori?”.

Queste le parole del ricercatore che insieme ai suoi colleghi ha utilizzato il radiotelescopio MeerKAT in Sudafrica, ovvero uno degli strumenti più sensibili e all’avanguardia. Proprio attraverso questo strumento, i ricercatori hanno costruito il MeerKAT Pulsar Timing Array e lo hanno utilizzato per osservare le pulsar e poterle cronometrarne la durata con la massima precisione del nanosecondo.

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