One Piece: World Seeker, l’originale Action RPG dedicato alle avventure della ciurma di Rufy, è infine uscito. Scoprite come ci è sembrato nella nostra recensione.
One Piece: World Seeker è un tentativo più che apprezzabile di portare l’immaginario e l’estetica anime del brand in un vasto open-world davvero ben fatto. Peccato che non si sia dato lo stesso peso della costruzione del mondo anche alla scrittura e, soprattutto, al gameplay. Il titolo ha tante idee solide sulla carta, ma nei fatti potrà piacere solo ai fan più sfegatati della ciurma di Rufy, risultando un’occasione sprecata.
Ma entriamo più nel merito della critica: la storia si colloca fuori dalla continuity e si svolge nel Nuovo Mondo, più precisamente presso l’Isola Carceraria, luogo divenuto instabile sia politicamente che economicamente dopo la morte del suo leader. La Marina ha deciso di intervenire e i pirati della nostra scalmanata ciurma si trovano naturalmente in mezzo al conflitto. Il giocatore impersonerà sempre i panni di Rufy, anche se gli altri membri della ciurma saranno presenti come quest-givers. Nell’isola spaccata in due dalla Marina, la nostra combricola incontra la giovane Jeanne, che guida una sorta di resistenza nel nome della madre defunta e chiederà il nostro aiuto per salvare le sorti del posto.
La trama, insomma, non è delle più riuscite e a dirla tutta annoia per i tre quarti del tempo, recuperando un po’ giusto nella fase finale. I fan più accaniti del manga di Eichiro Oda potranno sicuramente godersela, visto anche l’enorme quantità di fan service, ma a livello di scrittura generale siamo decisamente sotto le aspettative anche per un prodotto di questo genere. Il mondo aperto di One Piece: World Seeker poi, per quanto possa essere indubbiamente bello da vedere, è anche molto spoglio e piatto.
Man mano che si procedi nel gioco ci verranno assegnati punti abilità che miglioreranno le abilità di Rufy, che ci permetteranno di attraversare il mondo più facilmente e anche di lanciarci su grandi distanze. Questi momenti risultano tutto sommato divertenti, ma non appena si torna coi piedi per terra, ritornano anche i dolori. Il combattimento è davvero goffo e ripetitivo, abbiamo a disposizione sempre le stesse combo e il tutto si riduce a un premere meccanicamente due tasti o poco più.
La nota più dolente sono le boss fight: anche se l’intelligenza artificiale nemica funziona discretamente resta comunque inferiore rispetto agli standard attuali.
Se non altro farà piacere ai fan sapere che lo sviluppatore ha trovato l’escamotage più vecchio del mondo per riunire sull’isola praticamente tutti i comprimari e i nemici più iconici di One Piece, da Smoker a Crocodile, Lucci, Kuzan ecc… Ma il grosso problema sta proprio nel gameplay degli scontri, dove molte difficoltà arbitrarie potevano essere attenuate se si fosse riusciti a schivare durante le combo, soprattutto perché ci si trova quasi sempre ad affrontare più di un nemico.
Come già anticipato, il vero nemico è la ripetitività dell’azione: Rufy avrà a disposizione solo due stili di combattimento, il Busoshoku (decisamente lento, consente però una maggior capacità di parata e incasso e di sfondare le difese nemiche) e il Kenbunshoku (che garantisce una maggiore velocità, la capacità di schivare e di provare a sorprendere i nemici alle spalle). Questo si applica però a controlli davvero legnosi e scomodi che vanificano l’elemento strategico e inducono il giocatore a picchiare semplicemente in mono tasto o quasi.
Le missioni secondarie sono poche e non particolarmente interessanti. Ci sono piccole sottotrame quasi sempre dimenticabili. La parte più divertente del contorno alla trama è stata cercare oggetti e scrigni da collezione, attività che se non altro incoraggia a girare ed esplorare la mappa, che offre in termini meramente visivi panorami ben realizzati. È possibile interagire con tutti gli altri pirati, come già si diceva sopra: Usopp e Franky ad esempio lavorano come artigiani, Sanji come cuoco e via discorrendo.
Dal punto di vista grafico invece va fatto un plauso allo sviluppatore Ganbarion che porta nelle nostre mani il miglior spirito del manga e dell’anime piratesco; l’Isola Carceraria ci offre ampi panorami verdi e persino montagne, tra cui si alternano paeselli e città molto più sofisticate e moderne, il tutto con l’Unreal Engine 4 che valorizza colori e dettagli. È davvero un peccato che non si sia investito maggiormente, se non nella scrittura del gioco che può permettersi (in quanto spin-off di un battle shonen) di non essere poi così ricercata e profonda, quantomeno in una struttura di gameplay all’altezza del genere.
Un’altra caratteristica che mi è piaciuta molto di One Piece: World Seeker è stata la possibilità di creare una propria playlist con la colonna sonora del gioco: anche se non troverete le musiche originali di One Piece in questo gioco, c’è un set sonoro di tutto rispetto con canzoni che potrete ascoltare ovunque nel gioco, e in qualsiasi ordine.
Tirando le somme, One Piece: World Seeker è un lodevole tentativo di adattare l’anime in un gioco open-world, che però fallisce perché non riesce ad approfondire la trama e a renderla interessante, né a bilanciare il gameplay tra fasi esplorative e di combattimento. Nelle dieci ore scarse in cui si può arrivare ai titoli di coda ci si annoia troppo spesso, e questo è sempre un male per qualsiasi videogioco.
Per i fan del franchise di Rufy e della sua ciurma ci sarà comunque da divertirsi girando in lungo e in largo per un mondo davvero bello da vedere grazie all’uso di Unreal Engine 4 (qui decisamente più sensato che in Jump Force, ad esempio), e portando a termine una storia che pur non avendo velleità narrative di sorta offre tutto il fan service che ci si aspetta da una produzione di questo tipo, un po’ come dagli OAV filler.
- Open world coloratissimo e bello da esplorare
- Buon comparto sonoro
- Trama banalotta
- Gameplay tremendo, soprattutto nei combattimenti
- Decisamente poco longevo